venerdì, agosto 28, 2009

Intervista a Sua Eminenza il Card. José Saraiva Martins - Prefetto emerito della Congregazione delle cause dei Santi

GIOVANI E SANTITA' - INTERVISTA AL CARDINALE SARAIVA MARTINS
(di Intervista di Daniele Impieri)

CITTA' DEL VATICANO - In uscita dall'Agenzia Vaticana 'Fides' la seconda parte del dossier 'I giovani e la santità' - Utopia e possibilità, curato in collaborazione con l'Associazione Nazionale Papaboys. Domani in distribuzione la terza parte, mentre nella giornata di ieri era uscita la prima. Pubblichiamo integralmente per i nostri lettori dei Papaboys, l'intervista al Prefetto Emerito della Congregazione delle Cause dei Santi, Cardinale Saraiva Martins realizzata dal nostro collaboratore Daniele Impieri, e presente nel dossier dell'Agenzia della Santa Sede, diretta da Luca De Mata.


Eminenza, qual è il rapporto tra giovani e la Santità secondo la sua esperienza?

Card. Saraiva Martins - Secondo la mia esperienza i giovani sono i primi a essere chiamati alla Santità, perché la Santità non è un privilegio per pochi, ma un dovere stringente per ogni battezzato. Quindi non ci sono discriminazioni per quanto riguarda la santità, giovani e meno giovani sono tutti chiamati ad attendere la Santità; la vocazione battesimale è essenzialmente una vocazione alla Santità, i giovani dunque, prima di tutti sono chiamati alla Santità. Naturalmente c’è un altro concetto da chiarire, cioè cos’è la Santità? Sembra un po’ assurdo parlare oggi di Santità soprattutto ai giovani, perché si ha un concetto sbagliato di Santità. Se noi intendiamo la Santità per com’è in realtà, allora diremmo che per i giovani va benissimo, cioè la Santità altra non è, infondo, che la pienezza dell’umanità, il santo è colui che vive in pienezza la sua umanità. Noi diciamo che Cristo è l’uomo perfetto. Perché uomo perfetto? Perché è la santità stessa del Padre, incarnata e fattasi in tempo e storia. Quindi il Santo, possiamo dire che è colui che vive in pienezza la sua Santità alla luce del Vangelo ovviamente. Se noi intendiamo così la Santità possiamo dire che giovani sono chiamati per prima alla Santità. Non dovremmo mai dimenticare le parole di Giovanni Paolo II rivolte ai giovani durante la “Giornata Mondiale della Gioventù”: «giovani non abbiate paura di essere i Santi del terzo millennio». È una frase stupenda, magnifica, i giovani non devono avere paura della Santità intendendola come una cosa astratta, generica quasi contraria all’umanità. No, non è contraria all’umanità, per me è una realtà sovrapposta all’umanità, è una cosa che completa l’umanità che è l’umanità piena. Poi non dobbiamo dimenticare che i giovani sono il futuro della società, che la società di domani sarà quello che saranno i giovani, loro saranno i responsabili dell’umanità, della società e quindi se vogliono influire, incidere nella società e vivere pienamente la loro umanità devono per prima vivere questa pienezza personalmente.

Come può un giovane di oggi diventare Santo?

Card. Saraiva Martins - È molto semplice, la via della Santità è uguale per tutti, non c’è niente di complicato. Talvolta se si leggono dei libri sulla Santità, si leggono delle cose che spaventano, che fanno paura, ma essere Santi altro non è quello che abbiamo detto prima, cioè impostare la proprio vita alla luce del Vangelo il quale esso ha un messaggio profondamente umano. Cristo non è venuto per completare l’umanità, ma per perfezionarla. Il Vangelo non è una cosa rivoluzionaria, è un messaggio umano prima ancora di essere un messaggio cristiano per i credenti, ma non dobbiamo distinguere troppo tra umano e cristiano, tra valori umani e cristiani, perché tutto ciò che è autenticamente umano è già profondamente cristiano e tutto ciò che è profondamente cristiano, è già automaticamente umano e quindi arriviamo sempre allo stesso concetto: l’uomo è pienezza dell’umanità, cioè la Santità è pienezza dell’umanità.

Tra i Santi giovani che lei ha avuto modo, con il suo mandato alla Congregazione per le cause dei santi, di renderli tali con i processi che avete eseguito, c’è né uno che l’ha particolarmente colpito?

Card. Saraiva Martins - Sì. Pier Giorgio Frassati! Lui era un giovane moderno, un giovane sportivo che viveva con gioia la pienezza della sua umanità, ed è un modello per i giovani sotto ogni aspetto. E proprio per questo che io come Prefetto della Congregazione insieme ai miei collaboratori abbiamo fatto tutto il possibile per far si che il corpo di Pier Giorgio Frassati fosse presente all’ultima “Giornata della Gioventù” a Sidney. Ci sono state molte complicazioni, ma alla fine siamo riusciti a far si che anche Frassati partecipasse all’ultima giornata di quella GMG. Qualche volta si crede che Santi possano essere solo i preti o le suore, assolutamente no! La Santità va ravvisata da ognuno nel proprio stato, nella sua professione, dove vive ed esercita la sua professione, quindi non è una cosa da sacrestia, ma è una cosa più umana. Infatti Pier Giorgio Frassati è un esempio straordinario e modernissimo.

Cosa l’ha colpito di Pier Giorgio Frassati e cosa ha contribuito a renderlo Santo?

Card. Saraiva Martins - Lui era uno sportivo, amava sciare, andava al cinema faceva tutto ciò che fanno i giovani, non era un giovane di sacrestia. Ma viveva la sua realtà terrena alla luce del Vangelo, credendo nel Vangelo e facendo del Vangelo la propria vita, anche in mezzo alle difficoltà. Questo vuol dire Santità, vivere il Vangelo senza complicazioni, molte volte cerchiamo di complicarlo, ma il Vangelo è molto semplice, la Santità è molto semplice. Un altro Santo molto giovane è Alberto Marvelli di Rimini, lui era un politico, apparteneva alla Democrazia Cristiana, gli piaceva andare in bicicletta, era un giovane modernissimo che senza fare cose straordinarie è diventato Santo. La Santità, aggiungo, non consiste nel fare cose straordinarie, strabilianti, ma la Santità consiste nel fare in modo straordinario le cose ordinarie e parlando dei giovani la loro Santità consiste nel fare in modo straordinario, alla luce del Vangelo, le cose ordinarie come lo studio, il lavoro, la politica, il sociale. La Santità deve essere raggiunta in tutti questi settori.

Cosa sta facendo e cosa può fare ancora la Chiesa per parlare ai giovani di Santità?

Card. Saraiva Martins - Penso che la cosa più semplice da fare è che la Chiesa deve parlare ai giovani come parla in occasione della “Giornata Mondiale della Gioventù”, non limitare a fare un discorso molto attraente e attinente alla realtà dei giovani solo in quei giorni. La Chiesa dovrebbe parlare sempre, nella quotidianità, con quel linguaggio ai giovani. Io ho un concetto di giovane diverso da quello che si ha in genere o da quello che propagano i mass media cioè di persone sbandate ecc. Ho partecipato a diversi incontri di giovani sia in Italia e sia in Albania l’anno scorso e per me sono veramente straordinari, la maggior parte di loro sono gente sana. Bisogna usare pastoralmente un linguaggio che li attragga cosi come accade nella GMG; quando loro applaudono alle parole del Papa vuol dire che sono d’accordo e il Papa quando parla è fedele alla dottrina, quindi i giovani sono disposti ad accogliere quelli che sono i principi del Papa. Perché non parlare sempre in questo modo ai giovani? Io penso che giovani mai come ora sono disponibili ad ascoltare le parole della Chiesa, del Vangelo, perché sono delusi dalle ideologie, dalla politica e loro cercano qualcosa che li riempie interiormente. Io dico sempre che mai come oggi la Chiesa ha un’occasione così bella di evangelizzare in ogni senso, sotto ogni aspetto, in ogni campo. Mai come oggi il terreno è cosi ben preparato perché c’è una grande delusione in tutto ciò che non è vangelo. I giovani di oggi sono senza speranze come l’uomo in genere e proprio per questo che si sentono delusi per non riuscire a raggiungere le loro aspirazioni. Perciò questo è un momento opportuno come non mai per offrire ai giovani valori evangelici autentici, valori umani autentici che gli facciano raggiungere le loro aspirazioni. Sembra assurdo ma non lo è!

Nessun commento: