martedì, ottobre 06, 2009

Il caso sui presunti episodi di persone "rapite e tenute in trance" nell’abitazione della “Santona” va in archivio.

E Patrizia Valmaggi passa al contrattacco querelando una esponente dell'Associazione riminese FAVIS


Tutto archiviato. Patrizia Valmaggi dovrebbe stappare lo champagne, e invece sta ancora soffrendo, non solo per la salute che le dà mille problemi, ma soprattutto perché fa il bilancio di 5 anni di inferno. L'hanno denunciata per aver irretito e maltrattato giovani, per aver diretto "una setta con astronavi aliene che avrebbero portato in cielo i salvati".
Tutto archiviato e nessuno a cui dire "grazie": in effetti si tratta di una di quelle vicende che si sviluppano sui "si dice" e sulle quali però la magistratura non può non indagare.
Dietro la vicenda c'è in particolare una famiglia riminese che è stata "abbandonata" dal figlio, che ne contestava le "abitudini" e che si è rifugiato nella casa di Oderzo in cui viveva e vive Patrizia Valmaggi con un gruppetto di persone che hanno trovato così il loro equilibrio.

Il magistrato della Procura che ha indagato sulla vicenda, Barabara Sabattini ha sentito anche il giornalista che si occupò della vicenda, fatta immaginare come piena di sesso e magie. In realtà un episodio finì davanti al giudice Angelo Mascolo, che assolse la signora Valmaggi. Una donna si era rifugiata nella casa di campagna fuggendo da una situazione difficile, e si era portata due figlie. Una delle due bambine soffriva di una malattia per cui mangiando determinati cibi era finita in ospedale. Il giudice ha stabilito che non la Valmaggi, ma la madre della bambina aveva sbagliato, era lei che doveva sapere tutto sulla figlia. Anche in quella occasione nulla era emerso, ne su Sabba di Streghe ne su astronavi celesti. E con le indagini è emerso anche che nessuna coppia di fratelli è mai scomparsa dal padovano. Perché i riflettori non si spegnessero sulla casa di Ormelle, i soliti nemici avevano messo in giro la voce che ben due ragazzi fossero spariti dalla famiglia, che sarebbe stata di Padova, e che si sarebbero rifugiati dalla Valmaggi.
Perquisizioni, interrogatori, verifiche, telefoni sotto controllo, perfino la trasmissione di Maurizio Costanzo. Ma ora tutto è stato chiarito ed archiviato. Quindi il contrattacco.

I ruoli si sono invertiti l'altro ieri quando a salire sul banco degli imputati è stata
Daniela Pasian (foto sotto) esponente per il Veneto dell'associazione riminese FAVIS (Familiari vittime delle Sette) che ha sede nazionale in romagna ed è presieduta dal sig. Maurizio Alessandrini (vedi foto sotto).

La sentenza con cui è stata condannata Daniela Pasian, di Motta di Livenza, della Favis, ha messo la parola fine alle infinite accuse terribili per l'immaginario collettivo. La donna condannata (e chi la ispirava) sosteneva anche che la signora Patrizia Valmaggi somministrasse droghe, sonniferi e chissà che per tenere nelle notti di luna dei rituali misteriosi. "Si diceva", nei si internet di queste organizzazioni, che la signora sostenesse di essere la reincarnazione del salvatore, lei che era stata e tornata dall'al di là e che avrebbe salvato gli eletti su misteriose astronavi".

La signora Valmaggi vive da dieci anni con questa persecuzione: e perché? Perché pare che una delle persone che si sono rifugiate in questa casa di campagna sia stata invece sottoposta ad una serie di oltraggi in famiglia, che ne si scappata e che da allora vega inseguita e perseguitata anche attraverso chi ha offerto un rifugio. La Pasian aveva contribuito alla diffusione di queste dicerie urlando fuori dalla casa: disturbo della quiete. Così tanto che le urla erano arrivate alla trasmissione di Maurizio Costanzo. Ieri mattina il giudice (dott. Silvio Maras) ha confermato la sua responsabilità, che era stata punita in un primo tempo con un decreto penale di 100 euro. La Pasian aveva presentato ricorso. Gli euro di condanna ieri sono diventati 300, più 500 di risarcimento alla vittima e il pagamento delle spese processuali.

Tutti i testimoni, anche un carabiniere, hanno affermato che la casa di Ormelle è solo un luogo dove ci si ritrova serenamente, magari tra persone di diverse provenienze che le famiglie hanno costretto alla fuga.

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