Per i tipi "AER Club - Autori Emergenti Riuniti", il Professor Nicola Amato, docente di "Scritture Segrete nel corso di laurea in Scienze della Comunicazione dell'Università di Varese, ha scritto, narrato, e pubblicato "Il clochard", Ed. Il Melograno.
E' un libro toccante, una storia di per sè piana ma che turba l'animo di chi legge, pur senza lasciarlo in un insipido limbo di mancanza di risposta, come spesso può accadere in letteratura ed in vita. È la storia di Giovanni, un uomo che aveva guadagnato tutto da quel che il mercato della vita offriva. Un uomo da CDA , consiglio di amministrazione, sinonimo di decisionismo, potere e lucro, nella nostra società abbisognosa e desiderosa di danaro.
Un essere colmo di sfortune, quando un anello della concatenazione delle cose si è spezzato, e divenuto., da patinato ricco, uomo comune comunemente assoggettato al guasto: si guasta A, poi B, poi C,in una ineluttabile ed inarrestabile sequenza di guasto, che purtroppo pervade, successivamente al guasto del primo fattore, tutti i fattori delle vicende d'una vita. Forse una cesura inevitabile d'ogni vita, un trapasso alla conversione dell'identità in un'altra una prima , la prima morte.
Il protagonista non era stato propriamente irreprensibile. e la nemesi della storia, lo condannò a povertà, visto che la sua ricca esistenza mostrò corruzione e mancanza di pace. È una storia ottimista e sapida, quella del clochard Giovanni, che di colpo, si è ritrovato appunto senza casa, senza affetti, senz'altra cruda e concreta memoria che quella della galera, ove conobbe la legge della vicinanza e della compassione per il compagno di cella. S'era tanto affinato all'elementare bisogno della vicinanza umana, quel Giovanni, che inseguì il sorriso di una bambina come dono.
E qui rinacque. nella tenerezza.Nella leggerezza del bisogno che non è sempre coltre pesante d'insoddisfazione, ma a volte facile logos fondamentale e fondante dell'essere, qui ch'egli ritrovò una strada di appartenenza. Per via del freddo dei giorni scorsi, dell'anno 2008, qualche senza tetto è morto di freddo.
E nel freddo, forse perché avevo letto questa fluida storia scritta con fraterno accostamento da Nicola Amato, forse ed anche perché anch'io sento il freddo e l'angoscia di tutti, la presagisco e la sento mia, ho pensato ai senza tetto.A coloro che perdono la casa e le sempre provvisorie certezze. A quella miseria che solo gli stolti possono ritenere fugata, senza limiti e varianti.Invece la fortuna della vita gioca a nascondino, e corre e si riaffaccia, e si nasconde. E bisogna saperlo. Considerarla senza superbia. Non basta neppure che passi. Occorre costruire una nostra piccola arca, con le giunture oleate d'amore, e passa al guado.Questo volume di Nicola Amato mi ha fatto scoprire due identità, Giovanni il Clochard, e l'autore scrivente, Nicola Amato, due degni pezzi di umanità.
E' un libro toccante, una storia di per sè piana ma che turba l'animo di chi legge, pur senza lasciarlo in un insipido limbo di mancanza di risposta, come spesso può accadere in letteratura ed in vita. È la storia di Giovanni, un uomo che aveva guadagnato tutto da quel che il mercato della vita offriva. Un uomo da CDA , consiglio di amministrazione, sinonimo di decisionismo, potere e lucro, nella nostra società abbisognosa e desiderosa di danaro.
Un essere colmo di sfortune, quando un anello della concatenazione delle cose si è spezzato, e divenuto., da patinato ricco, uomo comune comunemente assoggettato al guasto: si guasta A, poi B, poi C,in una ineluttabile ed inarrestabile sequenza di guasto, che purtroppo pervade, successivamente al guasto del primo fattore, tutti i fattori delle vicende d'una vita. Forse una cesura inevitabile d'ogni vita, un trapasso alla conversione dell'identità in un'altra una prima , la prima morte.
Il protagonista non era stato propriamente irreprensibile. e la nemesi della storia, lo condannò a povertà, visto che la sua ricca esistenza mostrò corruzione e mancanza di pace. È una storia ottimista e sapida, quella del clochard Giovanni, che di colpo, si è ritrovato appunto senza casa, senza affetti, senz'altra cruda e concreta memoria che quella della galera, ove conobbe la legge della vicinanza e della compassione per il compagno di cella. S'era tanto affinato all'elementare bisogno della vicinanza umana, quel Giovanni, che inseguì il sorriso di una bambina come dono.
E qui rinacque. nella tenerezza.Nella leggerezza del bisogno che non è sempre coltre pesante d'insoddisfazione, ma a volte facile logos fondamentale e fondante dell'essere, qui ch'egli ritrovò una strada di appartenenza. Per via del freddo dei giorni scorsi, dell'anno 2008, qualche senza tetto è morto di freddo.
E nel freddo, forse perché avevo letto questa fluida storia scritta con fraterno accostamento da Nicola Amato, forse ed anche perché anch'io sento il freddo e l'angoscia di tutti, la presagisco e la sento mia, ho pensato ai senza tetto.A coloro che perdono la casa e le sempre provvisorie certezze. A quella miseria che solo gli stolti possono ritenere fugata, senza limiti e varianti.Invece la fortuna della vita gioca a nascondino, e corre e si riaffaccia, e si nasconde. E bisogna saperlo. Considerarla senza superbia. Non basta neppure che passi. Occorre costruire una nostra piccola arca, con le giunture oleate d'amore, e passa al guado.Questo volume di Nicola Amato mi ha fatto scoprire due identità, Giovanni il Clochard, e l'autore scrivente, Nicola Amato, due degni pezzi di umanità.
Articolo originale di Caterina Papalia fruibile su:
http://www.revestito.it/?id1=19&id2=1&Tipo=10&id3=25308
Maggiori informazioni sul libro su:
http://it.geocities.com/ilclochard
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