sabato, settembre 20, 2008

Dal blog "Uomini e donne: istruzioni per l'uso? Conversazione sul rapporto tra i sessi, con l’aiuto di cinema, letteratura (e altro…)"
http://uominiedonneistruzioniperluso.blog.kataweb.it/

Sabato, 20 Settembre 2008
Gli uomini da Marte e Nick Hornby
Un brano tratto da "Un ragazzo" di Nick Hornby illustra il diverso modo in cui uomini e donne affrontano i problemi

Sì, il grande Nick, uno dei miei preferiti… Nel suo libro più bello, “Un ragazzo” (About a boy) portato anche sugli schermi coll’interpretazione di Hugh Grant - ma rispetto al libro è proprio un’altra cosa…
Il protagonista del libro, Will, è in un pub con la sua amica Fiona, che soffre di depressione e ha tentato il suicidio. Vorrebbe consolarla, aiutarla in qualche modo, ma non sa proprio come. Vorrebbe avere da offrirle una soluzione concreta, ma poi capisce che lei non si aspetta soluzioni (che non ci sono - non a breve termine…) ma solo una cosa semplicissima: essere ascoltata.
Will è Fiona sono solo amici, ma la stessa cosa potrebbe funzionare altrettanto bene nelle relazioni d’amore. Il brano riprende il tema del post del 7 luglio, “Gli uomini da Marte le donne da Venere” (http://uominiedonneistruzioniperluso.blog.kataweb.it/2008/07/19/gli-uomini-da-marte-le-donne-da-venere/), sul diverso modo che hanno gli uomini e le donne di affrontare le situazioni difficili. La cosa interessante, secondo me, è che sia il brano di Hornby, sia le teorie psicologiche su Marte e Venere sono stati scritti da uomini

… Fiona sorrise educatamnte, ma tutto d’un tratto Will provò disgusto per se stesso. Voleva trovare una via per entrare nel discorso che dovevano fare, ma non sembrava essercene una, e non ci sarebbe mai stata finchè rimaneva inchiodato al suo cervello e al suo vocabolario e alla sua personalità. Continuava ad avere la sensazione di essere sul punto di dire qualcosa di pertinente, di serio e di utile; ma poi finiva col pensare: oh, fanculo, di’ qualcosa di stupido, invece.
“Sono io quello che dovrebbe scusarsi” disse Will. “Vorrei aiutarti, ma so di non essere in grado. Non ho risposte su niente.”
“E’ questo che pensano gli uomini, vero?”
“Cosa?”
“Che a meno che tu non abbia una risposta, a meno che tu non possa dire ‘Oh, conosco un tipo in Essex Road che può sistemare la cosa’, allora non vale la pena di perder tempo.”
Will si spostò sulla sedia e non disse nulla. Era esattamente quello che pensava; infatti aveva passato metà della serata a cercare di farsi venire in mente il nome del tipo in Essex Road, metaforicamente parlando.
“Non è quello che cerco. So che non puoi farci niente. Sono depressa. E’ una malattia. E’ venuta da sè. Be’, non è vero, sono successe delle cose che l’hanno aiutata, ma…”
E via. Fu più facile di quanto non avrebbe potuto immaginare: tutto quello che doveva fare era ascoltare e annuire e porre domande pertinenti. L’aveva già fatto, un sacco di volte, con Angie, Suzie e Rachel, ma lì c’era un motivo. Qui non c’era alcun secondo fine. Non volva andare a letto con Fiona, ma voleva che stesse meglio, e non si era reso conto che per farla sentire meglio doveva comportarsi esattamente come se volesse andare a letto con lei. Non osava pensare alle implicazioni di una simile scoperta…”

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