PREMESSA
Il 900, che passerà alla storia come il secolo dei mezzi di comunicazione di massa, si chiude con tre mutamenti epocali, profondi tanto negli aspetti tecnologici quanto in quelli sociali. Sono un mutamento profondo nella stessa società dell’informazione: dalla trasmissione di messaggi a grandi masse, come nella radio o nella televisione, alla possibilità, per un numero crescente di persone, di gestire, scambiarsi e quindi condividere enormi quantità di informazioni, di conoscenza, come avviene in Internet e grazie all’uso dei personal computer. La comunicazione è di massa non solo per il numero dei destinatari, ma, soprattutto, per il numero dei mittenti e per la quantità e variabilità dei contenuti.
Il primo grande passaggio è la digitalizzazione, ovvero rappresentare, elaborare, trasmettere e archiviare qualunque contenuto trasformandolo in una serie di bit (zeri o uno). Ciò rende possibile ottenere e conservare centinaia di foto o di brani musicali, ma anche elementare editare un giornale, una locandina o il menù di un ristorante.
Il secondo è la rete. La rete a pacchetto, interattiva, la rete delle reti, basata su di un linguaggio universale: un reticolo di nodi tutti uguali in cui ciascuno è origine fine e mezzo. La rete nella quale i pacchetti di informazioni digitalizzate in bit passano di nodo in nodo senza percorsi predeterminati, fino a creare un sistema complesso in grado di consentire la comunicazione diretta tra milioni di nodi: Internet.
Il terzo rende disponibile i primi due sempre e ovunque, da un dispositivo che sta nel palmo di una mano come da una barca in mezzo al mare. Si tratta del Wireless, soprattutto nella forma che è diventata famosa e diffusa proprio perché meglio impersonava i primi due aspetti, il cosiddetto WiFi. Economico, universale, semplice da usare, in grado di rendere accessibile ovunque l’accesso alla rete, una rete dove davvero tutti parlano con tutti, sempre e ovunque, scambiandosi informazioni e contenuti in ogni direzione.
Spesso si perde l’unicità di questo cambiamento, distratti dagli aspetti tecnologici o dalla crescente semplicità nel trasformare o archiviare informazioni anche molto complesse come i contenuti multimediali. Se si guarda agli aspetti sociali al massimo si pensa alle conseguenze sul mercato di musica, cinema e televisione. Raramente si affronta il tema di come queste ultime cambieranno per il solo fatto che tutti possono liberamente condividere, alterare o produrre canzoni, film e filmati. Dimentichi del fatto che si tratta di cultura, dell’immagine che una società, un’epoca, ha di se stessa, del modo in cui questa rappresenta e fa la storia, con stravolgimenti molto più radicali e rapidi di quanto appaia a chi li vive.
Così, dunque, se da una lato, la disponibilità della Rete è la conditio sine qua non per essere parte attiva di questi processi, dall’altro, il numero e la qualità dei collegamenti, diventano i binari ed i limiti entro i quali questa partecipazione si svolge.
Se pensiamo poi che, nel secolo passato, le reti di servizi pubblici come il telefono e quelle per distribuire ad esempio acqua e luce, sono state essenzialmente realizzate capillarmente con politiche che prevedevano enormi investimenti pubblici, viste le privatizzazioni degli ultimi anni, in molti manifestano il timore che si possa creare un crescente divario digitale tra le aree dalle quali l’accesso ad Internet è facile, economico e diffuso e quelle nelle quali ciò non è possibile, perché ci sono da superare ostacoli fisici e scarsa redditività.
La preoccupazione è legittima. Come evidenziato da quanto capita in diverse zone italiane ed europee (ma ovviamente non solo), si può ritenere di essere in presenza di un vero e proprio divario culturale, aggravato dall’accelerazione progressiva delle trasformazioni storiche e sociali. Se si pensa infatti ai decenni che sono stati necessari alla radio per affermarsi come mass media, ai quindici anni scarsi necessari alla televisione e ai soli sei, sette anni per Internet, si può capire come non avere un accesso di qualità alla rete (banda larga) possa rappresentare un grande problema. Il fatto poi che queste tecnologie, rispetto a radio e televisione, siano anche un modo per produrre e diffondere scienza e conoscenza, è un’aggravante per quelle aree e quelle popolazioni escluse dal processo, con effetti che forse potranno essere interamente compresi e valutati solo tra qualche anno.
Per colmare le differenze che si possono manifestare nell’accesso alle nuove tecnologie in generale ed alla banda larga in particolare si stanno moltiplicando iniziative di vario genere, molte delle quali riguardanti i territori rurali sovente colpiti da questi fenomeni. Inoltre, per superare in modo rapido, economico e flessibile la mancanza di una rete fissa adeguata ci si affida sempre più spesso alla radio.
Tuttavia, finora, è mancata sia una strategia di implementazione, sia un politica organica e duratura di gestione degli interventi, così come un quadro normativo che tenga conto delle differenze e delle necessità di annullarle anche nell’assegnazione delle frequenze. Il dibattito legato all’avvenuta liberalizzazione del Wi-Fi prima e all’ assegnazione delle frequenze del WiMax dopo, rende possibile ed opportuna un’iniziativa delle amministrazioni locali e degli operatori del settore, senza avere la pretesa di entrare nel merito dei grandi interessi generali che la questione suscita, ma cercando di mettere al centro le peculiarità della questione degli enti locali e rurali.
Ad esempio, il costo di eventuali licenze, le modalità di cessione e la possibile liberalizzazione di parte di queste possono avere conseguenze importanti per le aree locali. L’idea potrebbe essere quella di proporre un insieme di interventi diretti e di normative che abbiano lo scopo di aiutare le aree in cui l’accesso alla rete risulti difficile, magari sfruttando i punti di forza di queste, come ad esempio il fatto che, sovente, le montagne ospitano i ripetitori dei segnali radio che servono per portare alle altre zone quei servizi che lì scarseggiano.
Per accedere all'intero documento : http://www.wifighters.it/manifesto
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