martedì, agosto 04, 2009

Finanziamenti agli Atenei e ranking: cosa accadrà alle peggiori?

Nel settore della formazione, il 2009 verrà ricordato come l'anno in cui per la prima volta una parte dei fondi destinati alle Università sono stati distribuiti secondo una classifica di merito degli atenei stilata dal Ministero della Pubblica Istruzione. Circa il 7% dei finanziamenti ordinari, pari a 525 milioni di euro, sono stati infatti assegnati sulla base di una valutazione della qualità della ricerca e della didattica dei vari atenei, effettuata dalla nuova Agenzia Nazionale di Valutazione del Sistema Universitario e della Ricerca. Il primo ateneo in classifica, quello di Trento, fruirà di circa 6 milioni di euro in più, mentre il fanalino di coda - Macerata - subirà tagli nell'ordine di 1,3 milioni di euro.

Il sistema è stato fortemente criticato sotto vari profili, soprattutto da chi si è ritrovato nella parte bassa della classifica, ma non solo. In primo luogo, si contesta il principio di fondo, secondo il quale in presenza di atenei meno performanti - secondo i criteri definiti dall'Anvur, tutt'altro che condivisi - si prevede un sistema di distribuzione delle risorse destinato ad aumentare il divario tra i vari atenei, quando autorevoli osservatori riterrebbero opportuno un intervento volto a ridurre il gap migliorando l'efficienza degli atenei meno efficienti. Inoltre si è contestato il set di criteri utilizzati per la valutazione, nonché l'oggetto stesso del giudizio, che sono gli atenei e non le facoltà.
Uno dei criteri principali per la valutazione, ad esempio, è la capacità di collocare i laureati e coloro che hanno conseguito un master post laurea: tale criterio privilegia senza dubbio le facoltà di tipo scientifico, che storicamente ottengono performances migliori di quelle a carattere umanistico. Se alla Bocconi esiste una lista di prenotazione utilizzata dalle aziende per assicurarsi risorse fresche nell'ambito economico finanziario, è evidente che nulla di simile può verificarsi in facoltà umanistiche, senza che ciò determini una classificazione delle dottrine umanistiche come formazione di serie B.

Aldilà delle considerazioni su metodo e merito dei criteri di distribuzione dei fondi, resta un fatto richiamato da molti: soprattutto in tempi di crisi economica i governi investono le risorse sulla ricerca e lo sviluppo, perché per uscire dalla crisi - e questo vale per ogni settore produttivo - è fondamentale migliorare la qualità e la sostenibilità della produzione, fatto possibile solo con nuove tecnologie e metodologie. In Italia, invece, i fondi alla ricerca hanno subito significativi tagli complessivi, e quelli che ci sono vengono distribuiti su basi nebulose, al di fuori di un progetto organico.


AteneoImpresa

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