venerdì, aprile 23, 2010

Come ho cambiato lavoro e sono diventato un mercenario

Avevo messo quell’annuncio quasi per scherzo… Una sera ridendo con gli amici parlavamo di come fosse difficile di questi tempi arrotondare lo stipendio e fra una birra e l’altra, una frase buttata là mi ha fatto inizialmente sorridere, ma poi anche pensare. Avevo tutte le carte in regola per potermi dare a questa attività, moro, alto, occhi scuri. Gli anni di paletsra avevano fatto il resto. Così pensai di provare.
“Il mio nome è Marcel. Sono un escort indipendente. Sensuale e dal fascino latino, mi sono da poco trasferito a Milano. Ti offro il mio carisma, la mia complicità, la mia sensibilità per serate diverse dal solito. Ti aspetto...”. Recitava così il mio annuncio, mi sembrava buono.
Prima di scriverlo avevo letto diversi siti sui gigolo’, per vedere quale fosse l’annuncio migliore, ma alla fine capii che la cosa più adeguata era essere sinceri, mescolando quel pizzico di sensualità e passione che le donne in genere cercano.
Il primo contatto mi arrivò via mail, avevo creato un account appositamente, Marcel non era neanche il mio vero nome. Dopo alcuni fitti scambi di corrispondenza, quel primo contatto del mio mondo dell’escort si rivelò una bufala, avevano voglia di scherzare, forse. Ma non dovettero passare molti giorni prima di ricevere la prima telefonata. Ero un po’ imbarazzato, a dir la verità, ma la voce all’altro capo del telefono forse lo era di più. Avrebbe potuto avere una quarantina d’anni, parlava molto piano, quasi sussurrava, e telefonava da un numero anonimo. Mi chiese il prezzo per una cena romantica ed un dopocena, e lì mi parve una cosa molto strana, ma d’altronde per lei quello era il mio lavoro, quindi feci di tutto per non far trasparire il mio impaccio, ma cercai di mostrarmi sicuro. Ci mettemmo d’accordo e decidemmo di incontrarci il giorno dopo in un ristorante fuori città, uno di quei classici luoghi dalle luci soffuse, frequentati da coppie che al piano di sorpa, per ogni evenienza, voi mi capite, hanno sempre camere libere per qualche ora.
La cena andò bene, la donna era simpatica ed aveva perso tutto l’imbarazzo del girono prima, non bellissima, ma piacente, era come parlare con un’amica dopo 20 anni di vuoto. Anche il dopo cena andò alla grande, nonostante fosse la mia prima esperienza di gigolo’, mi sembrò quasi tutto naturale. E decisi di continuare con questa esperienza.
Ebbi qualche… problema un paio di mesi più tardi, quando la incontrai per la prima volta. Lei era bellissima, era la donna della mia vita, mi chiamò diverse vote, iniziammo il nostro “rapporto di lavoro” da subito e finimmo per incontrarci settimanalmente, sempre il giovedì, quando il marito andava al pub con gli amici. Persi la testa per lei, andavo sotto casa sua e le lasciavo bigliettini, finchè lei non perse il controllo e mi disse cose che non avrei mai voluto ascoltare, che ero soltanto un diversivo, un divertimento e che non dovevo più farmi vedere, altrimenti mi avrebbe denunciato.
Sono passati diversi anni ormai, continuo a fare il gigolo’ per lavoro, alla fin fine mi soddisfa, ma da allora c’è una legge che regna sovrana: mai innamorarsi delle clienti.

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