I prestiti personali sono prodotti che portano questo nome per il semplice motivo che non viene precisato la finalità per cui viene chiesto il finanziamento, né la motivazione. Spesso si presentano delle eccezioni alla regola e cioè la conoscenza della finalità della richiesta prestiti. Gli Istituti finanziari potrebbero chiedere al cliente di fornire un preventivo della spesa volendo conoscere il come, l’intenzione con cui si intende spendere l’import e per di più chiedendo una controfirma da parte del negoziante che venderà il bene o il servizio. Quest’ultima cosa non implicherà nessun tipo di collaborazione tra venditore e finanziatore.
Gli importi finanziabili massimi dei prestiti personali sono fissati solitamente non superano i 30.000 euro.
Per poter richiedere la concessione di questo tipo di prestiti, il richiedente deve avere tra i 18 e i 72 anni, deve essere un lavoratore autonomo, o un pensionato oppure un dipendente ed infine deve avere un’anzianità lavorativa minima. L’anzianità lavorativa minima è stimata a 24 mesi per gli autonomi e a 6 mesi per i dipendenti.
Per quanto riguarda la restituzione del prestito, in questo caso, il debitore è tenuto a restituire il denaro secondo un tasso d’interesse fisso e un piano di ammortamento a rate costanti. La somma che viene concessa viene rateizzata secondo un piano di ammortamento predeterminato dalla durata ben definita.
Cosa accade nel caso di mancato pagamento di una rata? Le conseguenze possibili sono due: si rischia un aumento degli interessi, di pagare una mora di penale, oppure si rischia che il proprio nominativo venga inserito nella lista dei debitori poco affidabili (in quanto ritardatari), con la possibilità che venga segnalato alle Centrali Rischi (gli enti di tutela del credito) che si occuperanno di diffondere l’informazione con l’intero sistema bancario e finanziario.
giovedì, luglio 01, 2010
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