Il Ministero dello Sviluppo Economico è intervenuto recentemente sulla spinosa questione delle etichette alimentari, al fine di fare un po’ di chiarezza, evitando così applicazioni non conformi alla legislazione comunitaria in vigore.
Lo scopo principale della circolare ministeriale diffusa in questi giorni è quello di salvaguardare principalmente le persone che soffrono di intolleranze alimentari, un disturbo del quale soffrono sempre più individui, circa uno ogni 250, almeno stando alle stime più accreditate, ponendo particolare attenzione ai celiaci che nel nostro paese sono circa 400mila, con un aumento di casi che ogni anno fa registrare un +9%.
Si punta, quindi, ad una maggiore trasparenza che “obblighi” i produttori ad indicare con esattezza il nome degli ingredienti, al fine di assicurare non solo la qualità del prodotto acquistato ma anche la sua sicurezza.
Nella circolare diffusa dal Ministero si legge:
“La regola generale valevole per gli allergeni alimentari è che questi, se utilizzati nella produzione di un prodotto alimentare e presenti nel prodotto finito anche in altra forma, devono essere riportati sull’etichetta indicando chiaramente il nome dell’ingrediente in questione”
L’unica eccezione si ha nel caso in cui la denominazione di vendita del prodotto indichi già l’allergene, cosa che avviene ad esempio per il latte. In questo caso il Ministero ha ritenuto che l’informazione data al consumatore fosse di per sé già sufficiente ed ha considerato, pertanto, superfluo ripetere l’indicazione nell’etichetta.
Ma quali sono gli allergeni riconosciuti?
Secondo una classificazione operata dall’UE gli allergeni alimentari possono essere classificati in 14 categorie, tra le quali rientrano i cereali contenenti glutine( come grano, segala, orzo, avena, farro etc.), i crostacei, le uova, il pesce, gli arachidi, la soia, la frutta a guscio (come mandorle, nocciole, noci, pistacchi etc.), il sedano, la senape, i semi di sesamo, i lupini, i molluschi ed i derivati di tutti questi prodotti, senza dimenticare l’anidride solforosa e i solfiti in concentrazione superiore a 10 mg/kg o 10mg/l espressi come SO2.
La circolare ministeriale, firmata da Giuseppe Tripoli, Capo Dipartimento per l’Impresa e l’Internazionalizzazione del Ministero dello Sviluppo Economica, già pubblicata in Gazzetta Ufficiale, non ha però come unico obiettivo quello di tutelare la salute dei consumatori grazie alla pratica dell’informazione esaustiva e trasparente, ma anche quello di venire incontro alle esigenze delle imprese che necessitano di indicazioni precise e certe, al fine di elevare la qualità e la sicurezza dei propri prodotti.
L’importanza di una corretta informazione “alimentare” è stata testata recentemente anche dalla School of Economic Sciences della Washington State University e pubblicata sul Journal of Consumer Affair. Lo studio condotto ha analizzato la centralità di una corretta informazione relativa ai cibi acquistati, concentrandosi principalmente sulle persone di mezza età. Il risultato è importante, in quanto ha rivelato come la corretta lettura degli ingredienti sia un fattore determinante nella perdita di peso e nella scelta di una sana alimentazione. Dati alla mano si è infatti dimostrato che chi dedica un po’ di tempo alla lettura delle etichette dei cibi acquistati riesca a perdere peso molto più velocemente rispetto a chi non pone attenzione alle etichette buttandosi direttamente sul contenuto della confezione.
Ben venga, quindi, la decisione del Ministero che con la sua posizione ha voluto sottolineare come una corretta informazione sia la base per aiutare a vivere meglio e in salute.
Ufficio Stampa
Maia Design
per chimicionline.it
venerdì, settembre 17, 2010
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