I tatuaggi possono essere portatori di significati diversi, da quelli strettamente personali, noti solo a chi li porta, a quelli di appartenenza. A volte il significato è compreso e condiviso solo dai membri dello stesso gruppo e rimane oscuro agli esterni. È molto interessante, quindi, una sorta di dizionario per la traduzione dei simboli utilizzati dai galeotti russi che è stato pubblicato negli ultimi anni dall'editore inglese Fuel Design & Publishing, nei tre volumi della "Russian Criminal Tattoo Encyclopaedia".
L'autore di questo studio, che possiamo definire etnografico, è il russo Danzig Baldaev, che, avendo lavorato dal 1948 al 1981 nelle carceri russe ha avuto modo di studiare, capire e raccogliere i simboli del codice dei carcerati, marchiati sulla loro pelle.
Si è appena conclusa a Londra una mostra che ha documentato, con 120 disegni e 16 fotografie, le immagini che, in codice, raccontavano i crimini commessi, il luogo di nascita, l'orientamento sessuale, opinioni politiche, eccetera. Dati preziosi anche per il KGB, che infatti, quando scoperse il lavoro di Baldaev, non lo punì, perché capì quanto poteva essere importante poter penetrare questo linguaggio segreto, nel quale, ad esempio, il numero di croci tatuate sulle nocche delle dita riporta il numero di volte in cui si è stati in prigione e un teschio indica che colui che lo porta sulla pelle è un'autorità riconosciuta nel mondo del crimine.
giovedì, dicembre 02, 2010
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