venerdì, dicembre 21, 2012

I Maya? Avevano ragione: la fine del mondo c’è stata


Considerando la profezia da un’altra prospettiva, è facile riscontrare che, in fondo, i Maya ci avevano visto giusto


È il 21 dicembre e siamo tutti vivi. Proprio così: nessuna fine del mondo ancora all’orizzonte. E Nibiru? Dei Maya e delle loro apocalittiche profezie, almeno per il momento, neanche l’ombra. 

Ne siamo proprio certi? A ben vedere, leggendo l’antica divinazione con un’altra chiave interpretativa, “l’inizio della fine” si sta già verificando da parecchio. Intanto, a livello planetario è boom di viaggi in Messico e di feste a tema in ogni parte del mondo. E per fortuna. 

Stiamo assistendo infatti alla “fine naturale” di un ciclo  contraddistinto da consumismo, sviluppo incontrollato, emissioni di CO₂ e chi più ne ha più ne metta. Una “bolla” che ha iniziato ad esplodere e la cui deflagrazione ha generato un nuovo modo di intendere l’ambiente circostante.

 La sensibilità ambientale degli italiani ha acquistato una crescente concretezza, attuando una serie di comportamenti virtuosi nella vita di tutti i giorni. Insomma, di tematiche green se ne parla meno, perché è giunto il momento di mettere in pratica la nostra sensibilità ecologica.

 Da tempo ormai si parla di green economy e di economia sostenibile, riferendosi a uno sviluppo legato al miglioramento dei processi produttivi orientati a un risparmio energetico e a tutta una serie di misure anti inquinamento. Tematiche, queste, che continuano a permeare ogni comparto delle attività produttive, basti pensare alle iniziative legate al miglioramento della qualità dell’aria o dell’acqua; all’impiego di risorse totalmente naturali per creare energia.

Già nel primo semestre di quest’anno, ben il 67% degli italiani ha consolidato stili di vita eco consapevoli. Spegnere la luce quando si esce da una stanza, chiudere il rubinetto dell’acqua quando non serve, usare delle borse in materiale riciclabile quando si fa la spesa, sono tanti piccoli gesti che nella loro apparente banalità si rivelano altamente utili per garantire un futuro ambientale migliore ai nostri figli o nipoti. 

E della raccolta differenziata ne vogliamo parlare? Il settimo rapporto Mopambiente realizzato da Eurisko attesta un incremento sostanziale di questa pratica: dal 49% del 2000 siamo arrivati al 75% dello scorso anno. E giusto per dar credito al buon vecchio detto secondo cui “non tutti i mali vengono per nuocere”, anche la crisi è servita ad accelerare questa “eco-conversione” imponendoci il risparmio in ogni sua forma e rendendoci anche più attenti alle responsabilità delle imprese produttrici nei confronti dell’ambiente. 

Dalle indagini è emerso, infatti, che si acquista meno ed in virtù della minore disponibilità di risorse economiche si preferiscono la garanzia di trasparenza e di rispetto verso animali e natura. La conferma in merito ce la da la massiccia diffusione di reti organizzate come il movimento della decrescita felice che vanta ormai numerose sedi in tutta Italia. La “decrescita”, che in questo contesto ha una connotazione assolutamente positiva, mira a proporre valide alternative da contrapporre a quella crescita fino ad oggi perseguita in ambito produttivo e che ha generato le condizioni di malessere nelle quali ci troviamo. Simili realtà sono un faro puntato su attività trascurate per molto, cui oggi stiamo dando nuovo lustro, come l’agricoltura. Il vecchio consumer ha lasciato il posto al prosumer, destinato a segnare il passo consumando soltanto quel necessario che non riesce a produrre da sé. Tanto basta per affermare che sì, è decisamente il caso di festeggiare sia una fine che il nuovo inizio. 

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