Considerando la profezia da un’altra
prospettiva, è facile riscontrare che, in fondo, i Maya ci avevano visto giusto
È il 21
dicembre e siamo tutti vivi. Proprio così: nessuna fine del mondo ancora
all’orizzonte. E Nibiru? Dei Maya e delle loro apocalittiche profezie, almeno
per il momento, neanche l’ombra.
Ne siamo proprio certi? A ben vedere, leggendo
l’antica divinazione con un’altra chiave interpretativa, “l’inizio della fine”
si sta già verificando da parecchio. Intanto, a livello planetario è boom di viaggi in Messico e di feste a
tema in ogni parte del mondo. E per fortuna.
Stiamo assistendo infatti alla
“fine naturale” di un ciclo contraddistinto da consumismo, sviluppo
incontrollato, emissioni di CO₂ e chi più ne ha più ne metta. Una “bolla” che
ha iniziato ad esplodere e la cui deflagrazione ha generato un nuovo modo di
intendere l’ambiente circostante.
La sensibilità ambientale degli italiani ha acquistato
una crescente concretezza, attuando una serie di comportamenti virtuosi nella
vita di tutti i giorni. Insomma, di tematiche green se ne parla meno, perché è giunto il momento di mettere in
pratica la nostra sensibilità ecologica.
Da tempo ormai si parla di green economy e di economia sostenibile,
riferendosi a uno sviluppo legato al miglioramento dei processi produttivi
orientati a un risparmio energetico e a tutta una serie di misure anti
inquinamento. Tematiche, queste, che continuano a permeare ogni comparto delle
attività produttive, basti pensare alle iniziative legate al miglioramento
della qualità dell’aria o dell’acqua; all’impiego di risorse totalmente
naturali per creare energia.
Già nel
primo semestre di quest’anno, ben il 67% degli italiani ha consolidato stili di
vita eco consapevoli. Spegnere la luce quando si esce da una stanza, chiudere
il rubinetto dell’acqua quando non serve, usare delle borse in materiale
riciclabile quando si fa la spesa, sono tanti piccoli gesti che nella loro apparente
banalità si rivelano altamente utili per garantire un futuro ambientale
migliore ai nostri figli o nipoti.
E della raccolta differenziata ne vogliamo
parlare? Il settimo rapporto Mopambiente realizzato da Eurisko attesta un
incremento sostanziale di questa pratica: dal 49% del 2000 siamo arrivati al
75% dello scorso anno. E giusto per dar credito al buon vecchio detto secondo
cui “non tutti i mali vengono per nuocere”, anche la crisi è servita ad
accelerare questa “eco-conversione” imponendoci il risparmio in ogni sua forma
e rendendoci anche più attenti alle responsabilità delle imprese produttrici
nei confronti dell’ambiente.
Dalle indagini è emerso, infatti, che si acquista
meno ed in virtù della minore disponibilità di risorse economiche si preferiscono
la garanzia di trasparenza e di rispetto verso animali e natura. La conferma in
merito ce la da la massiccia diffusione di reti organizzate come il movimento della decrescita felice che
vanta ormai numerose sedi in tutta Italia. La “decrescita”, che in questo
contesto ha una connotazione assolutamente positiva, mira a proporre valide
alternative da contrapporre a quella crescita
fino ad oggi perseguita in ambito produttivo e che ha generato le condizioni di
malessere nelle quali ci troviamo. Simili realtà sono un faro puntato su
attività trascurate per molto, cui oggi stiamo dando nuovo lustro, come
l’agricoltura. Il vecchio consumer ha
lasciato il posto al prosumer,
destinato a segnare il passo consumando soltanto quel necessario che non riesce
a produrre da sé. Tanto basta per affermare che sì, è decisamente il caso di
festeggiare sia una fine che il nuovo inizio.
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