Sui giornali di ieri, le parole di Papa Bergoglio: "Giovani tristi? Li mando dallo Psichiatra. Perché
un ragazzo dovrebbe aver paura di far cose grandi?"
Gli ho risposto:
Caro Francesco
Buongiorno!
Così avrei voluto salutarti quando anche tu
"sei stato nominato".
E pensavo che quel giorno sarebbe stato buono!
E pensavo che quel giorno sarebbe stato buono!
Ho pensato che la tua croce di
ferro fosse un segno epocale di rinnovata e necessaria spiritualità.
Vorrei invece oggi che le parole lette con il primo caffè del mattino
fossero il sogno dilatato in un incubo che si dissolverà con il sole di
mezzogiorno.
“Giovani tristi? Li mando dallo Psichiatra! Perché non si capisce un
giovane che non vuole intraprendere una cosa grande!”, così pare tu abbia
detto.
Perché “un giovane che non vuole intraprendere una cosa grande” debba
essere malato? Perché ha bisogno dello psichiatra?
Perché la paura non può essere
invece una fragilità? I nostri ragazzi … “scialla” … con le loro interminabili
emozioni, ondeggianti tra sfrontatezza e broncio sono da proteggere e prendere
in braccio; perché condannarli al silenzio di una bava da “stabilizzatore
dell’umore”?
Caro Francesco, in Italia, 70 bambini, ogni anno, vengono ricoverati in
TSO e 6.000, tra i 12 e i 18 anni, in reparti di
psichiatria per adulti!
Francesco, quest’estate ho visitato un ragazzo legato al letto con 4
fasce di cuoio: mani e piedi, in un ospedale romano. Ne ho visti altri negli
SPDC, i manicomi italiani. Ne ho visto migliaia con la “doppia diagnosi”, a 20
anni.
Tra i tanti: uno di 22 , spinelli e birra. Un ragazzo da ascoltare,
indirizzare, aiutare a studiare o lavorare, un ragazzo che aveva paura di far
cose grandi. Un mese in clinica psichiatrica: puntura mensile depòt a lento rilascio, tre tipi di antipsicotico,
benzodiazepine a fiumi. E’ a questo che dovremmo indirizzare i nostri ragazzi?
Ai bambini più poveri con
assistenza pubblica, vengano prescritti farmaci antipsicotici in quantità 4
volte maggiore che a bambini di famiglie ricche, citava il New York Times a
proposito di una ricerca condotta in quello stato!
I poveri sono più malati? No, la verità è che sono meno protetti, meno
difesi, più arresi. In Italia, la “pandemia” sui DSA (Disturbi Specifici
dell’Apprendimento) sta minando non solo la scuola italiana ma il futuro delle
nuove generazioni, compensate e dispensate, come vuole la norma. La Sindrome da
Alienazione Parentale, l’Iperattività, il “disturbo schizoaffettivo”, ed un
“Borderline” che va bene per tutto!
Più 114,2% (dal 2001 al 2009)
il consumo di psicofarmaci, è il dato riportato da una ricerca del Censis.
Questo non è un
comunicato : vuole essere l’estensione del grido di quella mamma piangente al telefono:
“Dottoressa! Una mamma non dovrebbe mai vedere un figlio in quelle condizioni!
Mio figlio era un fiore, sono anni che me lo drogano così … e se non glielo
porto, se lo vengono a prendere! Una mamma non dovrebbe mai vedere tutto
questo!” Vuole essere la voce di quel ragazzino di Catania che ormai,
inebetito, non parlava più. E di tutti i bambini a cui daranno un po’ di
Ritalin, insieme all’omogeneizzato, come suggerito al 4° Congresso Mondiale
sull’ADHD recentemente svoltosi a Milano.
Ma Psiche, mio Caro Amico, non significa “anima”’ E l’anima, non è forse
quell’essenza purissima senza forma, senza dimensione, senza spazio e solo
bellezza? Come può un farmaco imbrigliare un’anima? Le grandi potenze hanno
vinto anche te, Francesco?
“Non abbiate paura di andare verso le periferie della vita”, dicevi solo
qualche settimana fa. Ne ho fatto uno slogan (ed il 1° Capitolo di una nuova
pubblicazione. ) e se un tempo Gesù diceva “Lasciate che i fanciulli vengano a
me!”, perché oggi li vogliamo mandare dallo psichiatra? Perché non li mandiamo
all’Oratorio, invece? Perché non costruiamo campi da gioco gratuiti? O
Università libere, senza test d’ingresso?
Vieni con me Francesco, ti porto a vedere il letto di contenzione dove è
morto, legato, il maestro Mastrogiovanni, ti porto a visitare alcuni reparti
psichiatrici, ti faccio vedere cos’è un
elettroshok, ti faccio parlare con i ragazzi e con le loro mamme a cui tolgono la patria
potestà, se si oppongono!
Lasciamo che i ragazzi vengano a noi, Francesco. Con amore e tolleranza.
Un adolescente dovrebbe urlare: ciò gli sarebbe decisamente più consono;
dovrebbe cantare: e questo sarebbe più sano; dovrebbe ridere e piangere: questo
lo farebbe crescere.
E, se ha paura di far cose grandi? Lasciamogli attraversare la paura, guardiamogli
le spalle da chi lo vorrebbe coraggioso e drogato. E se cade?
Saremo pronti a
prenderlo per mano!
Saremo insieme, vero?
Vincenza Palmieri, Presidente Istituto
Nazionale di Pedagogia Familiare®
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