Negli ultimi mesi una nuova e tutta post-moderna fenomenologia ha assunto gli onori della cronaca: gli adolescenti e il loro smodato uso del telefonino.
Si tratta di una questione assai complessa e articolata le cui molteplici manifestazioni hanno più che una causa e, forse, più che una ragione. Tali concause sembrano, però, faticare a trovare spazio in un dibattito tutto concentrato sulla dimensione deviante e sulla demonizzazione -configurazioni per altro (ingiustamente) tipiche quando si parla di adolescenti.
Fedele ad uno sguardo pedagogico promuovente, vorrei, invece, provare a guardare al fenomeno come risorsa e, attraverso questo sguardo, cercare di compiere un’azione di riabilitativa dello strumento e del suo uso.
Il presupposto da cui credo sia corretto partire per compiere questa svolta “in positivo” è quello di considerare, secondo una corretta analisi linguistica, queste nuove tecnologie della comunicazione, quali strumenti capaci di definire profonde modificazioni nella morfologia, nella sintassi e persino nella fonetica delle lingue storico-naturali. Modificazioni che rappresentano, di fatto, della continua evoluzione cui sono sottoposte le lingue quando si confrontano con il reale suggellandone, di conseguenza, la loro vitalità.
Non si tratta, insomma, di trarne giudizi di valore, ma di provare a capire in cosa consista questa evoluzione e quali siano le sue possibili risorse rispetto al loro farsi strumento di conoscenza del mondo che ci circonda.
Tanto più che, a differenza di altre evoluzioni strettamente -e spesso tragicamente- governate dagli adulti, la lingua pasticciata dall’uso delle nuove tecnologie sembra per lo più patrimonio di quel prezioso tesoretto (questo sì, davvero prezioso) che dovrebbero essere gli adolescenti quando sono accompagnati da un mondo adulto che ne esalti le possibilità vitali e creative, e non sia invece esclusivamente concentrato a scovarne le “anormalità”, impedendosi un reale investimento sul fronte di quelle risorse che, comunque, ogni nuova generazione porta in dote.
La “normalità” degli adolescenti è, infatti, storicamente “anormale” (fuori da ogni norma) e sempre rivelatrice di quei nodi sociali ed esistenziali che caratterizzano le epoche a loro contingenti, proprio perché trattasi di una “normalità” in continua trasformazione che chiama, al contempo, ad una trasformazione dell’esistente lanciando al mondo adulto un surplus di senso, di interrogativi, di possibilità che approfondiscono le ragioni del vivere e che dovrebbero essere considerati enzimi del nostro futuro sociale.
Non a caso SMS, MMS e quant’altro, sono per lo più patrimonio delle nuove generazioni che attraverso questi strumenti esemplificano, in tutte le loro possibili estensioni, nuove grammatiche e sintassi che l’adulto non dovrebbe semplicemente censurare quando toccano limiti evidentemente deprecabili, ma provare invece ad accoglierle come l’autentica novità che rappresentano; cercando, semmai, di pre-occuparsi (di occuparsi preventivamente) affinché questa risorsa non si contamini, come invece sta accadendo, coi più ritriti e volgari, quando non violenti, luoghi comuni ereditati anzitutto dalla televisione.
Crediamo possa essere la scuola l’ambito più adatto per questo lavoro di accompagnamento. Una scuola che non commetta ancora una volta il tragico errore di snobbare queste nuove lingue, vive e in continua crescita, magari a favore di altre, ugualmente importanti, ma morte e definitivamente in stallo; per poi magari tentare di correre ai ripari con vent’anni di ritardo; così come provò, negli anni Settanta, con il linguaggio audiovisivo.
È invece importante che qui e ora, sul nascere del fenomeno, adulti e ragazzi si trovino per compiere insieme questo passaggio, consapevoli di avere, entrambi, qualcosa da dare all’Altro: gli adulti con il loro sapere capace di mostrare le linee, nemmeno troppo sottili, che da sempre, nel connubio tra tecnologie e linguaggi, creano le nuove grammatiche di comprensione e denominazione del mondo; e i ragazzi con la loro sapienza capace di restituire in pragma la grammatica delle tecnologie contemporanee.
Scrivere un SMS o realizzare un MMS può essere una sfida cognitiva al pari di svolgere un tema o di realizzare un cortometraggio e può rappresentare un esercizio dello stile, del gusto e della critica. Ma ci deve essere, alla base, la volontà di una società adulta che vuole davvero tornare a svolgere il suo mandato educativo ed è capace di cogliere ogni pretesto per conoscere e per conoscersi, sapendo che solo così potrà davvero offrire la bellezza del mondo, non solo il suo orrore, a coloro che verranno.
Massimo Silvano Galli
(www.msgdixit.it)
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