Circa 2000 persone hanno visitato la mostra. Sono state raccolte varie testimonianze di persone vittime della psichiatria. Denunciamo l’ipocrisia della psichiatria trentina.
Trento. La mostra multimediale itinerante “PSICHIATRIA: UN VIAGGIO SENZA RITORNO” ha chiuso i battenti presso il Palazzo della Regione. La sala è stata affollatissima con circa 2000 persone che hanno visitato la mostra. I commenti dei visitatori sono entusiastici e la nota dominante è stata l'aumento della consapevolezza sulla psichiatria. Una persona ha commentato che la mostra “… ti permette di capire che cos'è in realtà la psichiatria”, un’altra ha commentato: “Interessante. Apre gli occhi. Mai avrei immaginato certe cose.” La mostra è stata visitata da dottori, avvocati, professionisti, politici, studenti e persone di qualsiasi ceto, professione e condizione sociale, così come anche da vari psichiatri, operatori e volontari del settore.
Gli organizzatori sono molto soddisfatti della partecipazione e dei commenti ricevuti. Inoltre molte persone hanno approfittato della mostra per denunciare gli abusi subiti e le carenze osservate nell’ambito della psichiatria locale. Purtroppo la risposta della psichiatria trentina non è stata incoraggiante. Invece di accettare il dialogo si sono arroccati su una posizione difensivistica. A parte alcuni operatori, nessuno psichiatra del centro di salute mentale è venuto alla mostra (almeno apertamente). Uno psichiatra del centro a cui abbiamo offerto il DVD lo ha accettato solo per cortesia, ma senza poter nascondere una nota di disappunto. E abbiamo saputo da un paziente che questo stesso psichiatra ha sconsigliato alle persone di visitare la mostra dicendo loro che era di parte. Paolo Roat, coordinatore regionale del CCDU Onlus ha affermato in proposito: ”Certo, la mostra è di parte. È dalla parte dei più deboli, i malati mentali. Ed è dalla parte dei diritti umani. Lui invece da che parte sta?” Una volontaria ci ha riferito che la locandina della mostra è stata rimossa dal Centro di Salute Mentale, ma lei ne ha subito esposto un'altra. E a un paziente è stato impedito di esporre la locandina nel dipartimento di psichiatria dell’ospedale Santa Chiara.
Chiudendo questa mostra desideriamo denunciare l’ipocrisia della psichiatria di casa. Si fanno varie manifestazioni di facciata molto allettanti da un punto di vista promozionale. Ma la realtà è ben diversa. Abbiamo raccolto le storie di vari “TSO volontari”: pazienti costretti a subire trattamenti sotto la minaccia di un TSO effettivo o di perdere dei sussidi economici. Pazienti che si presentano ogni mese od ogni settimana (pratica che continua per anni con pazienti che diventano sempre più dipendenti dai farmaci) per una puntura di psicofarmaci a rilascio graduale o per la loro dose di psicofarmaci nonostante abbiano più volte manifestato oralmente la loro volontà di ridurre ed eliminare questi farmaci per tornare a una vita normale. Pazienti che hanno chiesto ripetutamente (sempre a voce) un supporto psicologico ma che sono stati mantenuti su terapie farmacologiche. La situazione è talmente degradata che sembra che questi abusi non vengano neppure riconosciuti come tali dalle persone che lavorano in questo campo. Solo alcuni volontari hanno mantenuto un punto di vista sano e si rendono conto degli abusi subiti dai pazienti. Invece, gli psichiatri che agiscono in tal modo continuando queste terapie farmacologiche coercitive della durata di molti anni sui loro pazienti sono persino convinti di “aiutare” queste persone. Consigliamo ai pazienti di mandare le loro richieste per iscritto tramite fax e di richiedere che vengano inserite nella loro cartella clinica. Inoltre, se ritieni di aver subito danni a causa di diagnosi o trattamenti psichiatrici puoi metterti in contatto con il Comitato dei Cittadini per i Diritti Umani Onlus.
Paolo Roat
Coordinatore Regionale
CCDU ONLUS Sezione di Trento
www.ccdutrento.org - ccdutrento@tiscali.itGli organizzatori sono molto soddisfatti della partecipazione e dei commenti ricevuti. Inoltre molte persone hanno approfittato della mostra per denunciare gli abusi subiti e le carenze osservate nell’ambito della psichiatria locale. Purtroppo la risposta della psichiatria trentina non è stata incoraggiante. Invece di accettare il dialogo si sono arroccati su una posizione difensivistica. A parte alcuni operatori, nessuno psichiatra del centro di salute mentale è venuto alla mostra (almeno apertamente). Uno psichiatra del centro a cui abbiamo offerto il DVD lo ha accettato solo per cortesia, ma senza poter nascondere una nota di disappunto. E abbiamo saputo da un paziente che questo stesso psichiatra ha sconsigliato alle persone di visitare la mostra dicendo loro che era di parte. Paolo Roat, coordinatore regionale del CCDU Onlus ha affermato in proposito: ”Certo, la mostra è di parte. È dalla parte dei più deboli, i malati mentali. Ed è dalla parte dei diritti umani. Lui invece da che parte sta?” Una volontaria ci ha riferito che la locandina della mostra è stata rimossa dal Centro di Salute Mentale, ma lei ne ha subito esposto un'altra. E a un paziente è stato impedito di esporre la locandina nel dipartimento di psichiatria dell’ospedale Santa Chiara.
Chiudendo questa mostra desideriamo denunciare l’ipocrisia della psichiatria di casa. Si fanno varie manifestazioni di facciata molto allettanti da un punto di vista promozionale. Ma la realtà è ben diversa. Abbiamo raccolto le storie di vari “TSO volontari”: pazienti costretti a subire trattamenti sotto la minaccia di un TSO effettivo o di perdere dei sussidi economici. Pazienti che si presentano ogni mese od ogni settimana (pratica che continua per anni con pazienti che diventano sempre più dipendenti dai farmaci) per una puntura di psicofarmaci a rilascio graduale o per la loro dose di psicofarmaci nonostante abbiano più volte manifestato oralmente la loro volontà di ridurre ed eliminare questi farmaci per tornare a una vita normale. Pazienti che hanno chiesto ripetutamente (sempre a voce) un supporto psicologico ma che sono stati mantenuti su terapie farmacologiche. La situazione è talmente degradata che sembra che questi abusi non vengano neppure riconosciuti come tali dalle persone che lavorano in questo campo. Solo alcuni volontari hanno mantenuto un punto di vista sano e si rendono conto degli abusi subiti dai pazienti. Invece, gli psichiatri che agiscono in tal modo continuando queste terapie farmacologiche coercitive della durata di molti anni sui loro pazienti sono persino convinti di “aiutare” queste persone. Consigliamo ai pazienti di mandare le loro richieste per iscritto tramite fax e di richiedere che vengano inserite nella loro cartella clinica. Inoltre, se ritieni di aver subito danni a causa di diagnosi o trattamenti psichiatrici puoi metterti in contatto con il Comitato dei Cittadini per i Diritti Umani Onlus.
Paolo Roat
Coordinatore Regionale
CCDU ONLUS Sezione di Trento
Sito nazionale: www.ccdu.org
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