Le arance, come tutti gli agrumi, arrivarono nel continente europeo più di 2000 anni fa. La mitologia racconta che erano custoditi nel meraviglioso giardino delle Esperidi, nella parte occidentale del mondo allora conosciuto, e furono portati via da Ercole, che compì la sua undicesima fatica, dopo aver ucciso il drago messo lì da Giunone a guardia dei dorati pomi.
Invece la terra di origine degli agrumi è l'oriente e le prime notizie, nel mondo greco/latino, ci arrivano da Teofrasto di Ereso nel IV secolo a. C. Furono gli arabi, intorno al X secolo, a dare nuovo impulso alla loro coltivazione, per uso medico e culinario. Infatti il termine "arancio," in Italia, fu introdotto proprio dagli arabi e fu subito adottato dal lessico popolare. Queste arance però non erano quelle dolci, ma quelle amare. Le dolci furono introdotte dai portoghesi, portate dalla Cina e, per non confonderle con le altre, le chiamavano "arance del portogallo", termine ancora oggi in uso nel dialetto meridionale.
Oggi la Calabria, insieme alla Sicilia, rappresenta il maggior produttore di arance in Italia con 636.476 tonnellate (31% del totale nazionale)
Dal punto di vista qualitativo questo prodotto trova in Calabria, e nella terra delle clementine della Piana di Sibari, ideali condizioni nella fertilità del terreno e nel clima che, dunque, costituiscono il vero segreto della unicità qualitativa delle arance di queste terre, caratterizzandosi come uno dei migliori prodotti tipici calabresi
Forma rotonda molto consistente (diametro medio 35/40 cm), buccia più o meno spessa, la parte esterna è ricca di ghiandole contenenti olio essenziale; la parte interna, bianca e spugnosa, è detta albedo o midollo; la polpa è formata da spicchi il cui numero varia da 5 a 12. Essa è composta da cellule ingrossate a forma di un piccolo otre allungato a punta contenenti un succo acquoso più o meno dolce-acidulo, colorato e profumato.
Uso gastronomico. Fresco tal quale, spremuto, per fare marmellate, liquori, canditi, dolci, piatti tradizionali, confetture, caramelle, bibite, gelati, per l'industria farmaceutica e cosmetica, sono questi gli usi più conosciuti.
Ma vi suggeriamo una vera “chicca d’uso”, originale della Piana di Sibari in particolare:
L’INSALATA DI ARANCE
Pelare a vivo il frutto e affettarlo. Salare, condire con un giro di olio e del pepe nero macinato Volendo si possono aggiungere anche delle olive nere al forno.
La gastronomia calabrese, propone invero anche alcune originali “variazioni sul tema”: come ad esempio la marmellata di arance piccante, vera unicità culinaria, da utilizzare, per singolari antipasti, su crostini, tortine, pane arrostito, formaggi in genere. Oppure per dare un tocco di originalità alle scaloppine di vitello, pollo o sulle carni lesse in genere (si pone,in tali casi, il prodotto a fine cottura). O mista con la ricotta, per guarnire salatini e pizzette da antipasto. O infine nell'uso dolciario, connotando il preparato di un sapore più “deciso”: crostate, torte, bocconotti ed altre delizie.
Le arance sono anche una fonte significativa di acido folico e tiamina. I flavonoidi presenti nelle arance hanno potere terapeutico contro le allergie ed altre malattie infiammatorie. La tangeritina previene l'invasione dei tessuti da parte delle cellule cancerogene. La pectina è la più preziosa componente della fibra alimentare delle arance. Essa crea un appagante sensazione di sazietà ed è per questo che è adatta a chi pratica diete dimagranti o a chi vuole mantenere la propria linea con intelligenza, specie dopo le abbondanti scorpacciate delle festività natalizie. La pectina, inoltre, riesce a catturare gli acidi biliari intestinali, contribuendo a tenere al giusto livello il tasso di colesterolo nel sangue. In definitiva, tutti i componenti delle arance esplicano un'azione benefica per l'organismo umano.
Anche per tale referenza il problema della filiera e del costo di trasporto è stato notevolmente risolto da alcuni siti di prodotti tipici calabresi, i quali hanno notevolmente accorciato il relativo iter, mediante un rapporto di intermediazione minimo: si è provveduto,cioè, a creare quasi un filo diretto produttore/consumatore mediato al minimo negli scambi, con conseguente abbattimento dei relativi costi. Tali portali, infatti, si riforniscono durante l’ottimale periodo di produzione (novembre/marzo) direttamente da agrumicoltori del luogo, ed in breve tempo consegnano al consumatore finale. Nessun problema, poi, per la relativa conservazione del prodotto, visto che (…se l’agrume è veramente fresco!!) non abbisogna di conservazione in frigo, ma può comodamente esser mantenuto sul balcone di casa: tanto, le temperature del periodo lo consentono!!
Invece la terra di origine degli agrumi è l'oriente e le prime notizie, nel mondo greco/latino, ci arrivano da Teofrasto di Ereso nel IV secolo a. C. Furono gli arabi, intorno al X secolo, a dare nuovo impulso alla loro coltivazione, per uso medico e culinario. Infatti il termine "arancio," in Italia, fu introdotto proprio dagli arabi e fu subito adottato dal lessico popolare. Queste arance però non erano quelle dolci, ma quelle amare. Le dolci furono introdotte dai portoghesi, portate dalla Cina e, per non confonderle con le altre, le chiamavano "arance del portogallo", termine ancora oggi in uso nel dialetto meridionale.
Oggi la Calabria, insieme alla Sicilia, rappresenta il maggior produttore di arance in Italia con 636.476 tonnellate (31% del totale nazionale)
Dal punto di vista qualitativo questo prodotto trova in Calabria, e nella terra delle clementine della Piana di Sibari, ideali condizioni nella fertilità del terreno e nel clima che, dunque, costituiscono il vero segreto della unicità qualitativa delle arance di queste terre, caratterizzandosi come uno dei migliori prodotti tipici calabresi
Forma rotonda molto consistente (diametro medio 35/40 cm), buccia più o meno spessa, la parte esterna è ricca di ghiandole contenenti olio essenziale; la parte interna, bianca e spugnosa, è detta albedo o midollo; la polpa è formata da spicchi il cui numero varia da 5 a 12. Essa è composta da cellule ingrossate a forma di un piccolo otre allungato a punta contenenti un succo acquoso più o meno dolce-acidulo, colorato e profumato.
Uso gastronomico. Fresco tal quale, spremuto, per fare marmellate, liquori, canditi, dolci, piatti tradizionali, confetture, caramelle, bibite, gelati, per l'industria farmaceutica e cosmetica, sono questi gli usi più conosciuti.
Ma vi suggeriamo una vera “chicca d’uso”, originale della Piana di Sibari in particolare:
L’INSALATA DI ARANCE
Pelare a vivo il frutto e affettarlo. Salare, condire con un giro di olio e del pepe nero macinato Volendo si possono aggiungere anche delle olive nere al forno.
La gastronomia calabrese, propone invero anche alcune originali “variazioni sul tema”: come ad esempio la marmellata di arance piccante, vera unicità culinaria, da utilizzare, per singolari antipasti, su crostini, tortine, pane arrostito, formaggi in genere. Oppure per dare un tocco di originalità alle scaloppine di vitello, pollo o sulle carni lesse in genere (si pone,in tali casi, il prodotto a fine cottura). O mista con la ricotta, per guarnire salatini e pizzette da antipasto. O infine nell'uso dolciario, connotando il preparato di un sapore più “deciso”: crostate, torte, bocconotti ed altre delizie.
Le arance sono anche una fonte significativa di acido folico e tiamina. I flavonoidi presenti nelle arance hanno potere terapeutico contro le allergie ed altre malattie infiammatorie. La tangeritina previene l'invasione dei tessuti da parte delle cellule cancerogene. La pectina è la più preziosa componente della fibra alimentare delle arance. Essa crea un appagante sensazione di sazietà ed è per questo che è adatta a chi pratica diete dimagranti o a chi vuole mantenere la propria linea con intelligenza, specie dopo le abbondanti scorpacciate delle festività natalizie. La pectina, inoltre, riesce a catturare gli acidi biliari intestinali, contribuendo a tenere al giusto livello il tasso di colesterolo nel sangue. In definitiva, tutti i componenti delle arance esplicano un'azione benefica per l'organismo umano.
Anche per tale referenza il problema della filiera e del costo di trasporto è stato notevolmente risolto da alcuni siti di prodotti tipici calabresi, i quali hanno notevolmente accorciato il relativo iter, mediante un rapporto di intermediazione minimo: si è provveduto,cioè, a creare quasi un filo diretto produttore/consumatore mediato al minimo negli scambi, con conseguente abbattimento dei relativi costi. Tali portali, infatti, si riforniscono durante l’ottimale periodo di produzione (novembre/marzo) direttamente da agrumicoltori del luogo, ed in breve tempo consegnano al consumatore finale. Nessun problema, poi, per la relativa conservazione del prodotto, visto che (…se l’agrume è veramente fresco!!) non abbisogna di conservazione in frigo, ma può comodamente esser mantenuto sul balcone di casa: tanto, le temperature del periodo lo consentono!!
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