Tronconi: il Sistema moda ha una riduzione del 30%, servono interventi simili al settore auto
Sostenere l'intero Sistema moda italiano con interventi diretti a sostegno della domanda interna come è stato fatto per il settore auto. Lo ha affermato Michele Tronconi (nella foto) presidente di Sistema Moda Italia (Smi), l'associazione imprenditoriale del settore. Tronconi ha lanciato l'allarme segnalando i dati del settore che danno al 31 marzo 2009 un calo tendenziale di circa il 30% sugli ordini e sull'attivo del bilancio import-export e di questo passo l'impatto sull'intera filiera del tessile abbigliamento italiano rischia di segnare un -3 miliardi su un attivo commerciale di 10 milardi di euro. Smi sta preparando un modello economico basato sui dati del 31 marzo da presentare al governo con l'obiettivo è di riprodurre l'impatto della sofferenza del sistema moda su tutto il sistema economico italiano. "Il settore ha visto una riduzione del 30% - ha spiegato Tronconi - con un fatturato 2008 di 54 miliardi di euro e oltre 500mila addetti per il solo tessile abbigliamento, il sistema moda ha visto chiudere dall'inizio dell'anno 1750 aziende, con un impatto sull'occupazione stimabile tra i 15 e i 17mila addetti, senza contare l'occupazione temporanea non rinnovata". Proprio nel tentativo di salvare il settore, così duramente colpito dalla crisi e dalla concorrenza selvaggia dei prodotti fatti in Asia, l'associazione imprenditoriale vuole chiedere al Governo la rottamazione degli abiti, un meccanismo di sconti da garantire a chi consegna, al momento dell'aquisto di nuovi abiti, capi di abbigliamento. "La nostra al Governo è una richiesta di collaborazione strategica - ha ribadito Tronconi - bisogna che il settore ottenga l'appoggio di tutto il governo come lo ha ottenuto la Fiat". Oltre agli strumenti di incentivazioni simili a quello dell'auto, il Sistema moda chiede anche la defiscalizzazione per l'acquisto di abbigliamento per bimbi e il sostegno alla riduzione dei costi di produzione come gli aiuti in campo energetico.La moda italiana si basa sull'artigianato e ad essere più in crisi sono i settori tradizionali del Sistema moda, vale a dire l’abbigliamento e le calzature. Il rapporto congiunturale sull’artigianato manifatturiero delinea un quadro davvero pesante: per l’andamento del fatturato il saldo tra ottimisti e pessimisti fra gli imprenditori è a favore di chi vede nero con un -72,7% nell’abbigliamento e un -91,6 % (si rasenta la quasi totalità di risposte negative) per le calzature. Non va meglio per gli ordini: chi produce abiti è a -54,5% che diventa -50% per chi fabbrica scarpe. " Le nostre proposte sono fatte a nome dell'intera filiera del Sistema moda - ha sottolineato Tronconi - il nostro è un settore che deve muoversi unito. Temo come fortemente pericolose e penalizzanti le ipotesi di una frammentazione di istanze da parte di solo alcuni anelli della filiera. Così come controproducente sarebbe cedere a fenomeni di garanzia e sostegno a carattere territoriale". Il presidente del Smi ha anche annunciato la prossima entrata in vigore di una legge italiana sull'obbligo della dicitura sul Made in, in attesa che si creino le condizioni per far passare il provvedimento in sede Ue.
Sostenere l'intero Sistema moda italiano con interventi diretti a sostegno della domanda interna come è stato fatto per il settore auto. Lo ha affermato Michele Tronconi (nella foto) presidente di Sistema Moda Italia (Smi), l'associazione imprenditoriale del settore. Tronconi ha lanciato l'allarme segnalando i dati del settore che danno al 31 marzo 2009 un calo tendenziale di circa il 30% sugli ordini e sull'attivo del bilancio import-export e di questo passo l'impatto sull'intera filiera del tessile abbigliamento italiano rischia di segnare un -3 miliardi su un attivo commerciale di 10 milardi di euro. Smi sta preparando un modello economico basato sui dati del 31 marzo da presentare al governo con l'obiettivo è di riprodurre l'impatto della sofferenza del sistema moda su tutto il sistema economico italiano. "Il settore ha visto una riduzione del 30% - ha spiegato Tronconi - con un fatturato 2008 di 54 miliardi di euro e oltre 500mila addetti per il solo tessile abbigliamento, il sistema moda ha visto chiudere dall'inizio dell'anno 1750 aziende, con un impatto sull'occupazione stimabile tra i 15 e i 17mila addetti, senza contare l'occupazione temporanea non rinnovata". Proprio nel tentativo di salvare il settore, così duramente colpito dalla crisi e dalla concorrenza selvaggia dei prodotti fatti in Asia, l'associazione imprenditoriale vuole chiedere al Governo la rottamazione degli abiti, un meccanismo di sconti da garantire a chi consegna, al momento dell'aquisto di nuovi abiti, capi di abbigliamento. "La nostra al Governo è una richiesta di collaborazione strategica - ha ribadito Tronconi - bisogna che il settore ottenga l'appoggio di tutto il governo come lo ha ottenuto la Fiat". Oltre agli strumenti di incentivazioni simili a quello dell'auto, il Sistema moda chiede anche la defiscalizzazione per l'acquisto di abbigliamento per bimbi e il sostegno alla riduzione dei costi di produzione come gli aiuti in campo energetico.La moda italiana si basa sull'artigianato e ad essere più in crisi sono i settori tradizionali del Sistema moda, vale a dire l’abbigliamento e le calzature. Il rapporto congiunturale sull’artigianato manifatturiero delinea un quadro davvero pesante: per l’andamento del fatturato il saldo tra ottimisti e pessimisti fra gli imprenditori è a favore di chi vede nero con un -72,7% nell’abbigliamento e un -91,6 % (si rasenta la quasi totalità di risposte negative) per le calzature. Non va meglio per gli ordini: chi produce abiti è a -54,5% che diventa -50% per chi fabbrica scarpe. " Le nostre proposte sono fatte a nome dell'intera filiera del Sistema moda - ha sottolineato Tronconi - il nostro è un settore che deve muoversi unito. Temo come fortemente pericolose e penalizzanti le ipotesi di una frammentazione di istanze da parte di solo alcuni anelli della filiera. Così come controproducente sarebbe cedere a fenomeni di garanzia e sostegno a carattere territoriale". Il presidente del Smi ha anche annunciato la prossima entrata in vigore di una legge italiana sull'obbligo della dicitura sul Made in, in attesa che si creino le condizioni per far passare il provvedimento in sede Ue.
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