Va meglio per i distretti delle Pmi Made in Italy, veri sistemi territoriali per l'export
I dati relativi ai primi cinque mesi del 2009 registrano un saldo negativo per 3,5 miliardi di euro, in decisa contrazione rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente (-6,2 miliardi). Nel complesso le esportazioni si sono ridotte (-24,9%) all'incirca quanto le importazioni (-25,6%). In un contesto globale di contrazione degli scambi, spicca il risultato positivo delle esportazioni italiane in Cina, cresciute dell'1,3% nei primi cinque mesi del 2009 (del 18,9% nel solo mese di maggio), grazie soprattutto al buon risultato della meccanica. Il rapporto 2008-2009 dell'Istituto per il Commercio Estero (Ice) mostra ancora una sensibile caduta delle esportazioni e delle importazioni mentre i saldi commerciali migliorano grazie al calo dei prezzi delle materie prime importate con un incremento dello 0,3% in valore per l'export e dell'1,1% per l'import spinto soprattutto dalle materie prime energetiche. Risulta un saldo commerciale negativo, dovuto soprattutto a tre fattori: forte aumento delle materie prime avvenuto nella prima metà del 2008, crescita del disavanzo con la Cina e riduzione dell'attivo con gli Stati Uniti. L'unica nota positiva è il miglioramento del saldo commerciale con il resto dell'Unione Europea, perché sono diminuite più le importazioni rispetto alle esportazioni che presentano flessioni che coinvolgono tutti i Paesi con la sola eccezione della Cina. Per le importazioni, le tendenze negative si rilevano per i principali partner commerciali. La Germania si conferma come il principale destinatario delle esportazioni italiane, che però sono diminuite nel 2008 del 1,3%. È seguita dalla Francia (-2,5%) e dalla Spagna (-12,7%). Al quarto posto troviamo gli Stati Uniti (-5%). L'ICE registra valori positivi nell'export verso la Russia (+9,5%), che è al settimo posto nella graduatoria delle destinazioni, e verso la Cina (+2,5%), che è al 14° posto. L'aumento dell'1,1% delle importazioni deriva soprattutto dai prodotti energetici ed i partner in questo comparto mostrano nel 2008 un buon andamento: la Libia passa dall'ottavo al quinto posto e la Russia raggiunge la sesta posizione. L'Algeria mostra un incremento del 41% e guadagna due posizioni. Quest'anno, sono entrate nella graduatoria dell'ICE anche Azerbaigian e Arabia Saudita. La crisi non ferma l'import dalla Cina, che lo scorso anno è aumentato del 8,8%. La quota del Paese asiatico sulle importazioni italiane ha raggiunto il 6,3%.Il settore dei componenti per automobili e altri mezzi di trasporto ha avviato da tempo un processo d'internazionalizzazione produttiva. "Le imprese italiane hanno ottenuto in questo comparto importanti successi competitivi sui mercati di esportazione - si legge nel rapporto dell'Ice - pur scosse dalla crisi economica globale, che ha colpito in modo particolarmente forte proprio l'industria automobilistica". Il comparto manifatturiero registra nel 2008 un miglioramento dell'avanzo da 51 a 62 miliardi sull'anno precedente, dovuto essenzialmente ad un calo delle importazioni superiore a quello delle esportazioni. Tale miglioramento emerge soprattutto nei settori dei mezzi di trasporto (da -6,4 a -2,8 miliardi di euro), nella metallurgia (da -6,3 a -3 miliardi), nella meccanica (da 48 a 50 miliardi), negli alimentari (da -4,4 a -3,3 miliardi) e nell'abbigliamento (da 4,2 a 4,3 miliardi). Viceversa, un andamento negativo appare in alcuni settori di specializzazione tradizionale (tessile, calzature, elettrodomestici, mobili, gioielli) nei quali la flessione delle esportazioni è stata tanto forte da determinare un peggioramento del saldo. In alcuni casi, ad esempio negli elettrodomestici, la contrazione delle esportazioni potrebbe essere legata anche allo spostamento all'estero di alcune produzioni destinate ai mercati internazionali.L'Ice sottolinea il contributo alle esportazioni fornito dai distretti industriali - aggregati di piccole e medie imprese specializzate nelle produzioni tipiche del Made in Italy - che nel 2008 si è attestato mediamente vicino al 38%, con punte del 61% nel tessile e nei mobili e del 58% nella filiera del cuoio-calzature. "Alcuni distretti industriali - si legge nel rapporto - hanno da tempo imboccato un sentiero evolutivo che li sta trasformando da sistemi territoriali orientati all'esportazione, ma con filiere produttive prevalentemente interne al distretto, in centri di coordinamento di catene produttive transnazionali che, senza smarrire le proprie radici territoriali, integrano anche i sistemi produttivi locali di Paesi a bassi salari come la Cina". Negli ultimi tre anni, inoltre, è ulteriormente aumentata la concentrazione delle esportazioni di servizi nelle due Regioni (Lombardia e Lazio) in cui si collocano le città con la sede delle maggiori imprese del terziario. In tale ambito, è tuttavia cresciuta sensibilmente anche la quota del Veneto.Il rapporto dell'Ice mostra anche le statistiche sull'export delle singole regioni italiane: il 2008 è caratterizzato da una significativa flessione di quota dell'Italia centrale e nord-orientale, dovuta principalmente alle perdite subite dal Veneto, dalla Toscana e dalle Marche, il cui export ha risentito in misura consistente della crisi economica globale, soprattutto nei settori tradizionali. L'Emilia Romagna ha invece fatto registrare un ulteriore incremento di quota, che ha prolungato la tendenza espansiva in corso da molti anni. Il risultato relativamente migliore ottenuto dall'Italia nord-occidentale è stato generato dall'industria metalmeccanica in Lombardia e in Liguria e dai mezzi di trasporto e dagli alimentari in Piemonte. Il nuovo incremento di quota conseguito dal Mezzogiorno si deve invece essenzialmente all'aumento dei prezzi dei prodotti energetici, che ha dilatato il valore delle esportazioni di Regioni come la Sicilia e la Sardegna, fortemente specializzate in questo comparto. Anche l'Abruzzo ha fatto registrare una crescita delle esportazioni superiore alla media nazionale, soprattutto per il contributo degli autoveicoli.
I dati relativi ai primi cinque mesi del 2009 registrano un saldo negativo per 3,5 miliardi di euro, in decisa contrazione rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente (-6,2 miliardi). Nel complesso le esportazioni si sono ridotte (-24,9%) all'incirca quanto le importazioni (-25,6%). In un contesto globale di contrazione degli scambi, spicca il risultato positivo delle esportazioni italiane in Cina, cresciute dell'1,3% nei primi cinque mesi del 2009 (del 18,9% nel solo mese di maggio), grazie soprattutto al buon risultato della meccanica. Il rapporto 2008-2009 dell'Istituto per il Commercio Estero (Ice) mostra ancora una sensibile caduta delle esportazioni e delle importazioni mentre i saldi commerciali migliorano grazie al calo dei prezzi delle materie prime importate con un incremento dello 0,3% in valore per l'export e dell'1,1% per l'import spinto soprattutto dalle materie prime energetiche. Risulta un saldo commerciale negativo, dovuto soprattutto a tre fattori: forte aumento delle materie prime avvenuto nella prima metà del 2008, crescita del disavanzo con la Cina e riduzione dell'attivo con gli Stati Uniti. L'unica nota positiva è il miglioramento del saldo commerciale con il resto dell'Unione Europea, perché sono diminuite più le importazioni rispetto alle esportazioni che presentano flessioni che coinvolgono tutti i Paesi con la sola eccezione della Cina. Per le importazioni, le tendenze negative si rilevano per i principali partner commerciali. La Germania si conferma come il principale destinatario delle esportazioni italiane, che però sono diminuite nel 2008 del 1,3%. È seguita dalla Francia (-2,5%) e dalla Spagna (-12,7%). Al quarto posto troviamo gli Stati Uniti (-5%). L'ICE registra valori positivi nell'export verso la Russia (+9,5%), che è al settimo posto nella graduatoria delle destinazioni, e verso la Cina (+2,5%), che è al 14° posto. L'aumento dell'1,1% delle importazioni deriva soprattutto dai prodotti energetici ed i partner in questo comparto mostrano nel 2008 un buon andamento: la Libia passa dall'ottavo al quinto posto e la Russia raggiunge la sesta posizione. L'Algeria mostra un incremento del 41% e guadagna due posizioni. Quest'anno, sono entrate nella graduatoria dell'ICE anche Azerbaigian e Arabia Saudita. La crisi non ferma l'import dalla Cina, che lo scorso anno è aumentato del 8,8%. La quota del Paese asiatico sulle importazioni italiane ha raggiunto il 6,3%.Il settore dei componenti per automobili e altri mezzi di trasporto ha avviato da tempo un processo d'internazionalizzazione produttiva. "Le imprese italiane hanno ottenuto in questo comparto importanti successi competitivi sui mercati di esportazione - si legge nel rapporto dell'Ice - pur scosse dalla crisi economica globale, che ha colpito in modo particolarmente forte proprio l'industria automobilistica". Il comparto manifatturiero registra nel 2008 un miglioramento dell'avanzo da 51 a 62 miliardi sull'anno precedente, dovuto essenzialmente ad un calo delle importazioni superiore a quello delle esportazioni. Tale miglioramento emerge soprattutto nei settori dei mezzi di trasporto (da -6,4 a -2,8 miliardi di euro), nella metallurgia (da -6,3 a -3 miliardi), nella meccanica (da 48 a 50 miliardi), negli alimentari (da -4,4 a -3,3 miliardi) e nell'abbigliamento (da 4,2 a 4,3 miliardi). Viceversa, un andamento negativo appare in alcuni settori di specializzazione tradizionale (tessile, calzature, elettrodomestici, mobili, gioielli) nei quali la flessione delle esportazioni è stata tanto forte da determinare un peggioramento del saldo. In alcuni casi, ad esempio negli elettrodomestici, la contrazione delle esportazioni potrebbe essere legata anche allo spostamento all'estero di alcune produzioni destinate ai mercati internazionali.L'Ice sottolinea il contributo alle esportazioni fornito dai distretti industriali - aggregati di piccole e medie imprese specializzate nelle produzioni tipiche del Made in Italy - che nel 2008 si è attestato mediamente vicino al 38%, con punte del 61% nel tessile e nei mobili e del 58% nella filiera del cuoio-calzature. "Alcuni distretti industriali - si legge nel rapporto - hanno da tempo imboccato un sentiero evolutivo che li sta trasformando da sistemi territoriali orientati all'esportazione, ma con filiere produttive prevalentemente interne al distretto, in centri di coordinamento di catene produttive transnazionali che, senza smarrire le proprie radici territoriali, integrano anche i sistemi produttivi locali di Paesi a bassi salari come la Cina". Negli ultimi tre anni, inoltre, è ulteriormente aumentata la concentrazione delle esportazioni di servizi nelle due Regioni (Lombardia e Lazio) in cui si collocano le città con la sede delle maggiori imprese del terziario. In tale ambito, è tuttavia cresciuta sensibilmente anche la quota del Veneto.Il rapporto dell'Ice mostra anche le statistiche sull'export delle singole regioni italiane: il 2008 è caratterizzato da una significativa flessione di quota dell'Italia centrale e nord-orientale, dovuta principalmente alle perdite subite dal Veneto, dalla Toscana e dalle Marche, il cui export ha risentito in misura consistente della crisi economica globale, soprattutto nei settori tradizionali. L'Emilia Romagna ha invece fatto registrare un ulteriore incremento di quota, che ha prolungato la tendenza espansiva in corso da molti anni. Il risultato relativamente migliore ottenuto dall'Italia nord-occidentale è stato generato dall'industria metalmeccanica in Lombardia e in Liguria e dai mezzi di trasporto e dagli alimentari in Piemonte. Il nuovo incremento di quota conseguito dal Mezzogiorno si deve invece essenzialmente all'aumento dei prezzi dei prodotti energetici, che ha dilatato il valore delle esportazioni di Regioni come la Sicilia e la Sardegna, fortemente specializzate in questo comparto. Anche l'Abruzzo ha fatto registrare una crescita delle esportazioni superiore alla media nazionale, soprattutto per il contributo degli autoveicoli.
Nessun commento:
Posta un commento