La calvizie (concepita come alopecia androgenetica) rappresenta uno dei problemi estetici che maggiormente affliggono il sesso maschile nell'età post-puberale ed adulta ed il sesso femminile in quella postmenopausale.
Naturalmente qualsiasi forma di caduta di capelli deve essere seriamente valutata dal punto di vista dermatologico.
Una consultazione medica a questo proposito, se la caduta si protrae nel tempo, è sicuramente utile visto che sotto il quadro clinico di una caduta di capelli possono celarsi malattie infiammatorie, malattia di origine infettiva ed anche importanti disturbi del metabolismo (ad esempio quelli dovuti a patologie della tiroide).
Solo successivamente si puo' valutare, con il proprio consulente medico, l'ipotesi di un infoltimento di capelli tramite un intervento di chirurgia tricologica.
E' da considerare che la crescita di nuovi capelli in zone oramai irrimediabilmente calve è possibile solo con l'intervento di autotrapianto che garantisce un risultato permanente e definitivo perchè poggia su basi biologiche inoppugnabili: i bulbi piliferi della zona donatrice mantengono la loro capacità recettoriale una volta trasposti nella sede di ricezione.
L’ intervento viene effettuato in anestesia locale e comprende due fasi:
1) Prelievo delle unità follicolari dalla zona nucale.
2) Innesto di tali unità follicolari nella zona superiore diradata o calva.
Il nuovo concetto di unità follicolare U.F. nasce dalla constatazione che i capelli crescono in gruppi che condividono lo stesso apparato pilosebaceo, nervoso e vascolare; quindi le unità follicolari sono raggruppamenti di due, tre, quattro bulbi talvolta anche cinque o sei soprattutto nelle persone con chiome particolarmente ricche.
Il microtrapianto di unità follicolari (dall’inglese Follicular unit micrografting) ha permesso di superare i limiti delle precedenti tecniche, compreso l’inestetico “effetto bambola” (pluggy look) e di allargare il numero di candidati alla chirurgia della calvizie.
Questa procedura, di grande flessibilità, consente più di qualunque altra di ricreare o ridefinire la linea frontale e temporale in modo talmente naturale da rendere quasi impossibile la percezione che il soggetto si sia sottoposto a ripristino chirurgico.
Un risultato estetico finale cosi’ soddisfacente viene reso possibile dalla qualità e dalla quantità degli innesti delle unità follicolari che la chirurgia d’avanguardia riesce a coniugare.
Fondamentalmente sono oggi due le procedure di prelievo alla base dell’autotrapianto:
1) l'escissione di una losanga occipitale di cuoio capelluto
2) il prelievo delle singole unità bulbari (procedura F.U.E., Follicular Unit Extraction), entrambe praticate sulla parte posteriore e/o laterale dello scalpo.
L'escissione della losanga occipitale.rappresenta la tecnica di prelievo tradizionalmente più diffusa e prevede l’incisione con bisturi di un lembo di cute contenente il numero di U.F. necessari con successiva sutura.
Al microscopio il lembo cutaneo viene poi selezionato in unità follicolari (contenenti da 1 a 4 capelli) e unità multifollicolari (contenenti dai 3 ai 6 capelli ciascuna). La creazione di unità follicolari molto piccole consente di poter utilizzare aghi sottili per allestire i siti di ricezione, così da non correre il rischio di danneggiare i follicoli vicini e provocare eccessivo danno vascolare.
La tecnica F.U.E. (il cosiddetto prelievo “follicolare” mediante microaspiratore monobulbare) rappresenta oggi l'evoluzione della tecnica nell’autotrapianto.
Infatti la continua richiesta da parte di pazienti di ricorrere ad interventi sempre meno invasivi, sta orientando molti chirurghi ad utilizzare la tecnica del Follicolo – Estrazione o in associazione o come alternativa a quella tradizionale.
Ciò infatti consente di evitare la presenza della cicatrice posta in regione occipitale, che può essere talvolta motivo di resistenza psicologica all’intervento di autotrapianto e da’ la possibilita’ ai pazienti piu’ giovani che prospettano per il loro look un taglio di capelli quasi raso al cuoio capelluto.
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