Il Carteggio Croce – Vossler mette in luce aspetti storici di fondamentale importanza evidenziando le barbarie generate dai totalitarismi e l’inutilità della guerra. I vantaggi materiali che si possono trarre da una guerra vittoriosa non riescono mai a compensare i danni che essa comporta. Infatti, sono necessarie parecchie generazioni successive per ricostruire, stentatamente, tutta quella somma di valori spirituali, morali e materiali che sono andati distrutti. Inoltre, in questi periodi, l’essere umano è soggetto ad una forte instabilità psichica ed alla decomposizione del senso morale. Il 23 luglio del ’19 Croce scrisse a Vossler: «La guerra ha scompigliato e depresso anche i cosiddetti vincitori. E ce ne vorrà perché si ritrovi qualche tranquillità di vita, condizione di ordinato lavoro. Ma io spero che in Italia non avverranno sconvolgimenti rivoluzionari»[1]. A tale proposito, Emma Giammattei sottolinea che Croce si limitava a notare che la guerra distruttiva, provocando la caduta del “fiore della gioventù europea”, aveva prodotto un generale indebolimento dell’ energia intellettuale e morale dell’ Europa»[2]. Le due guerre mondiali sono considerate dalla maggioranza degli storici avvenimenti centrali nella storia del Novecento: esse chiudono irrevocabilmente il secolo precedente e introducono, tra il sangue e le distruzioni, il nuovo. La definizione dei due conflitti come «la guerra dei Trent’anni del XX secolo» è un giudizio storiografico largamente acquisito[3]. Croce, rivolgendosi al Vossler, espresse il suo stato d’animo nel vedere le macerie dell’Europa post bellica. «Una tristezza che pesa più grave su di noi che conoscevamo un’altra Europa e credevamo che potesse progredire ma mai ricadere nelle feroci barbarie e nella stupidità baldanzosa»[4].
Il problema delle cause e delle responsabilità nello scoppio dei conflitti è stato il primo campo di intervento della storiografia. Come si è tentato di dimostrare in questo capitolo, il Carteggio Croce – Vossler offre una preziosa testimonianza storica degli anni che segnarono questo grande cambiamento epocale.
Lo scambio epistolare fra i due autori si interruppe il 27 settembre 1948 «perché il Croce era stato avvertito della malattia ultima dell’amico Vossler e delle rinunzie che egli dovette fare agli studi e alle letture»[5]. Karl Vossler morì il 18 maggio 1949. La vedova Vossler, a pochi mesi dalla morte del marito, leggendo i suoi appunti si imbatté spesso nella persona di Benedetto Croce. Questa circostanza fece sorgere in lei la voglia di rivolgersi al filosofo abruzzese per la richiesta di un eventuale pubblicazione del carteggio fra lui ed il marito. «Oggi mi presento a Lei con una preghiera e una domanda: non vuole pubblicare il Suo carteggio con Carlo? Solo Lei può farlo, poiché solo Lei può giudicare se ciò sia importante e vantaggioso per gli uomini contemporanei»[6]. La prima edizione del carteggio fu edita da Laterza nel 1951. Il titolo dell’opera avrebbe dovuto essere «B.C – K.V. Un’amicizia di cinquant’anni. Lettere»[7], ma fu poi cambiato per motivi editoriali. Essa è il frutto di un’attenta scelta, operata in gran parte da Croce, delle lettere che la compongono. Nel 1983 il carteggio fu inserito nel corpus delle sue opere. Questa ristampa ripropone l’edizione del 1951, curata da Vittorio de Caprariis per «la Biblioteca di cultura moderna», serbando la scelta delle lettere fatta in collaborazione con Croce. Inoltre, sono state aggiunte le lettere CCXLVII e CCXCIX ed anche dei testi che Vossler aveva scritto in tedesco con le relative traduzioni in italiano.
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