Milano 20 Marzo 2012 – Il 75% dei lavoratori italiani dispone di un accesso in rete sul luogo di lavoro e circa la metà del campione dispone di uno smartphone personale con accesso a internet. Una connettività praticamente illimitata che senza un codice di comportamento condiviso, rischia di trasformarsi in una sorta di “tecno-stress” generato dalla contrapposizione tra il 39% dei datori di lavoro, che pretende una reperibilità 24 ore al giorno 7 giorni su 7 e il 31% dei lavoratori convinto che telefono, mail e internet riducano concentrazione e produttività. Sono questi alcuni degli spunti che emergono dalla quarta edizione del Work Monitor Randstad, l’analisi relativa all’andamento del mercato del lavoro svolta dalla multinazionale Olandese (azienda leader nella formazione lavoro) in 29 nazioni nel primo trimestre 2012 che, in questa edizione, si è concentrata sulle dinamiche generate nel lavoro dai dispositivi tecnologici, in particolare quelli dedicati alla comunicazione.
Dalla ricerca Randstad, secondo player al mondo nel mercato del lavoro interinale e non solo, si vede come i lavoratori italiani sono più sensibili rispetto agli stranieri alle distrazioni quotidiane che arrivano da mail e telefono e sono convinti (30% del campione) che l'accesso ad Internet sia un fattore che tende a distrarre dal lavoro. Secondo le statistiche del Work Monitor, il 39% del campione italiano (poco superiore alla percentuale degli altri paesi) conferma che i datori di lavoro si aspettano una reperibilità totale, cosicchè i confini tra vita professionale e privata sono sempre più sottili, creando uno stile di vita frenetico. Internet è diventato uno strumento largamente utilizzato sul luogo di lavoro, mentre il dato della ''connettività nomade'' (52% del campione italiano) è più basso rispetto a quello dei paesi stranieri.
Il 73% del campione italiano preferisce ancora la relazione diretta, in quanto in questo modo la relazione è completa e funzionale. L'Amministratore Delegato di Randstad Italia Marco Ceresa commenta dicendo che la prima edizione del Work Monitor 2012, mostra come gli italiani amino ancora la componente relazionale nei rapporti, nonostante la presenza massiccia di strumenti di comunicazione tecnologici e la forte passione italiana per la tecnologia. L'indagine mostra come il rapporto impresa-lavoro sta mutando, spesso a discapito della vita privata del lavoratore. Per garantire un giusto equilibrio tra vita professionale e privata del lavoratore, le aziende necessitano di un'educazione sul valore del ''Work Life Balance''. Il Work Monitor quindi, fa emergere un punto di frattura nel metodo di lavoro delle aziende e, inoltre, senza delle regole per l'utilizzo degli strumenti tecnologici, si rischia di influenzare in modo negativo lo svolgimento del lavoro. Il paradosso è che gli strumenti che dovrebbero servire a migliorare il rendimento e la qualità del lavoro, talvolta rischiano di influenzarlo negativamente. Dati importanti sono emersi nel Work Monitor, utili per chi cerca lavoro.
Luther Blissett
Nessun commento:
Posta un commento