lunedì, giugno 03, 2013

I LAVORATORI ITALIANI PROMUOVONO I DIRIGENTI DONNA

Milano, aprile 2013 - Per sette lavoratori italiani su dieci le donne sono piu’ adatte degli uomini nel ruolo di dirigente d'azienda, per otto su dieci l’apporto femminile e’ indispensabile per costruire un team di lavoro di qualita’. Ma il 69% denuncia per le donne maggiori difficolta’ rispetto agli uomini nell'accedere a posizioni di comando e solo il 41% ritiene che nella propria azienda siano esortate ad ambire a posizioni di leadership. E cosi’ la maggioranza degli italiani si dice favorevole a delegare alla legge l'obiettivo di una presenza femminile in azienda. E’ quanto emerge dal Randstad WorkMonitor, l’indagine sul mondo del lavoro condotta nel primo trimestre 2013 in 32 Paesi di quattro diversi continenti da Randstad, seconda azienda al mondo nel mercato dei servizi delle risorse umane e del lavoro interinale.
La ricerca, che si e’ focalizzata sulla parita’ di genere nella leadership, fa emergere in Italia la consapevolezza dei lavoratori circa l'arretratezza del mercato della formazione lavoro su questo tema. Gli italiani, se da un lato evidenziano gli ostacoli delle donne nel raggiungere posizioni dirigenziali, dall'altro giudicano la componente femminile maggiormente adatta rispetto a quella maschile a posizioni di leadership nella propria organizzazione. E cosi’ si dicono disponibili alle “quote rosa” per consentire alle donne di superare il tetto di cristallo. Opinioni condivise da entrambi i generi, anche se le lavoratrici - che si sentono piu’ preparare alla leadership di quanto le giudichino i colleghi i maschi - appaiono scoraggiate nella battaglia per l'emancipazione professionale, in cui ai problemi storici si aggiungono gli ostacoli della crisi economica.
In Italia i lavoratori giudicano le donne piu’ adatte degli uomini al ruolo di dirigente d'azienda, con una percentuale (41% contro il 34%) superiore sia alla media europea che a quella dei 32 Paesi oggetto di indagine. I lavoratori italiani dichiarano anche di preferire le donne in posizioni apicali nell'organizzazione dal punto di vista personale, a differenza di quanto accade nel resto del mondo, dove viene preferita la leadership maschile (anche se quella femminile appare sempre piu’ adatta al ruolo). In Italia appare molto basso l'impulso aziendale alla promozione della leadership femminile. Solo il 41% dei lavoratori, infatti, ritiene che nella propria azienda le donne siano esortate ad ambire a posizioni di leadership: nella media dei 32 paesi l'Italia si colloca solo al 29° posto, con un valore molto al di sotto della media, seguita solamente dalla Repubblica Ceca, dal Giappone e dall’Ungheria. Mentre il 71% degli intervistati riconosce che il numero di dirigenti uomini nella propria azienda e’ superiore a quello dei dirigenti donne: quanto a presenza maschile tra le posizioni di comando l'Italia e’ al sesto posto, superata solo dai Paesi Asiatici. Tutte queste statistiche provengono da un’analisi fatta da Randstad, azienda che si occupa del ramo di chi cerca lavoro.
Luther Blissett

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