Trionfano le parole di Giovanni Falcone, manifesto del Comitato
Antimafia Livatino Saetta che, ispirandosi alla lezione dei magistrati uccisi
dalla mafia, immagina una società sana costruita sulla legalità, portando in
giro per le scuole della provincia etnea la loro testimonianza di lotta alla
criminalità organizzata.
Sensibilizzare ed educare alla legalità, questa la missione
del Comitato, che stavolta ha fatto tappa al Liceo Scientifico Boggio Lera di
Catania, dove una platea di studenti attenti e pronti ad intervenire, ha partecipato
all’incontro introdotto dalla dirigente scolastica Giusy Lo Bianco.
“Vogliamo ricordare gli ideali di giustizia di questi uomini
– spiega Attilio Cavallaro, presidente del Comitato – e della prof.ssa
Antonietta Labisi, eroina della carità, antesignana della lotta alla mafia
negli anni Sessanta, quando nel quartiere di San Cristoforo dove operava, portò
assistenza ai piccoli e agli anziani, rappresentando un modello da seguire per
numerosi bambini e soggetti svantaggiati che hanno potuto contare sul suo
sostegno incondizionato, generoso, spontaneo, pieno d’affetto e di socialità.
Una figura carismatica per la quale consegneremo all'arcivescovo di Catania la
richiesta per avviare un processo di beatificazione.”
Tra i relatori dell’incontro il consigliere di Corte
d’Appello di Catania Sebastiano Mignemi, il presidente dell’Istituto Medico
Psicopedagogico Lucia Mangano avv. Corrado Labisi, il Commissario della Polizia di Stato in
quiescenza Carmelo Cavallaro, il giornalista e scrittore Josè Trovato, il
presidente dell’Associazione antiracket Asia dott. Salvo Campo, la prof.ssa
Rosaria Livatino, cugina del magistrato Rosario Livatino, l’ing. Ugo Tomaselli
del Quotidiano La Sicilia.
Le immagini della strage di Capaci e le parole della vedova
dell’agente Schifani al funerale di Giovanni Falcone e della sua scorta,
strozzate dalle lacrime, scorrono su un maxi schermo, e tra gli applausi prende
la parola l’avv. Corrado Labisi, presidente dell’Istituto Medico
Psicopedagogico “Lucia Mangano” di Sant’Agata Li Battiati, struttura
d’eccellenza, accreditata presso il Parlamento Europeo (Registro Trasparenza n.
054846014854-49 con sede in Rue Fernand Neuray n. 68 – 1050 Bruxelles). Figlio
della prof.ssa Antonietta Azzaro Labisi, fondatrice dell’Istituto e antesignana
della lotta alla mafia, ha parlato con ammirazione della madre, una donna
attenta ai bisogni della gente, da sempre pronta a donarsi a favore dei meno
fortunati. Ma ha soprattutto si è soffermato sul concetto di giustizia sociale,
attraverso la quale passa la legalità.
“Da cattolico quale sono – continua – penso che siamo in
piena Apocalisse, il che significa cambiamento. Ma questo cambiamento deve avvenire
nella direzione giusta, dando un senso alla nostra vita terrena, combattendo in
prima persona per gli ideali che grandi uomini hanno già tracciato.”
Un’incisiva sollecitazione ad una precisa scelta di campo
arriva poi dal consigliere di Corte d’Appello di Catania Sebastiano Mignemi,
che sottolinea come il minimo comune denominatore di Rosario Livatino e
Antonino Saetta, e di tutti coloro che hanno lottato per la giustizia, è
proprio, al di là degli eroismi, il rispetto della legalità.
“E voi da che parte state?”, chiede alla giovane platea. “Se
la vostra reazione alle ingiustizie è il ribrezzo, ciò significa che state
dalla parte della legalità e di chi ha il coraggio delle proprie idee. Su
questo sentimento però dovete adesso costruire un modus operandi: solo così
onorerete il sacrificio di questi uomini.”
La testimonianza di una criminalità organizzata radicata
anche nel territorio dell’ennese arriva poi dal giornalista e scrittore Josè
Trovato, autore del libro “Mafia balorda” per il quale il Comitato gli ha
conferito il 21° Premio Livatino Saetta.
Denunciare, dunque, la parola d’ordine alla legalità, così
come racconta di aver fatto il signor Giuseppe, arrivato anni fa dalla Tunisia
in Sicilia dove, dopo aver aperto un bar a Riposto, non tardarono ad arrivare
minacce e intimidazioni per non aver voluto pagare il pizzo. Ma il signor
Giuseppe non si piegò al racket delle estorsioni, nemmeno quando il suo locale
venne interamente bruciato, e invece reagì denunciando alle forze dell’ordine.
Grazie però al supporto dell’Ass. antiracket Asia del dott. Salvo Campo, è
stato completamente risarcito ed ha potuto ricostruire il suo bar.
A concludere gli interventi il Commissario Carmelo Cavallaro,
che ha consegnato i saluti del Questore di Catania, la prof.ssa Rosaria
Livatino, che ha regalato un breve ricordo del cugino, e Ugo Tomaselli del
Quotidiano La Sicilia, con la sua testimonianza di legalità.
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