Un emozionante pomeriggio
di musica e letteratura quello che si è vissuto giovedì 23 aprile
alla Libreria Ubik di Parma che ha ospitato la presentazione
dell’ultimo libro di Massimo Zamboni
(chitarrista e compositore di gruppi quali CCCP e CSI) “L’eco di
uno sparo” nel quale l’autore racconta la sua personale ricerca
di vicende riguardanti il nonno squadrista fascista. La presentazione è stata
aperta dall’esibizione per solo piano e voce di due tra i più
promettenti cantautori emergenti sulla scena locale, Andrea
Casale e Raffaele
Valente . I due giovani musicisti hanno
presentato del materiale tratto dai rispettivi album d’esordio. Ha iniziato Raffaele
Valente eseguendo brani tratti dal suo EP “Fallo
con il cuore” tra cui emergono “Fermati”,
“Inverno” , “Uomo” e “Ehi, Luna!”. Un pop cantautorale
semplice che rispecchia i sentimenti comuni di molte persone.
La parte musicale è stata
chiusa da Andrea Casale che ha deliziato il pubblico con versioni per
solo piano e voce di tre brani del suo album “Tourist
in my Hometown” e più precisamente
“Kigali” (che parla del genocidio ruandese del 1994, Casale ha
ricordato l’attuale situazione in Burundi e la scrittrice Yolande
Mukagasana), “Tide and the Moon” e “Jerusalem” che ha
particolarmente colpito il pubblico per le atmosfere che richiamano
quella delle canzoni di Peter Gabriel. “Gli arrangiamenti dei miei
brani sono ricchi e corposi sul disco ma mi piace poter comunicare
col pubblico con versioni più semplici e intimiste, è come se con
solo piano e voce la gente capisca meglio quello che voglio esprimere
anche se canto in inglese” ha confessato Casale ad alcune persone
del pubblico dopo la sua esibizione.
E, infine, la
presentazione del libro di Massimo Zamboni. Non è un romanzo
“L'eco di uno sparo”, nuovo libro di Massimo Zamboni, presentato
il 23 aprile alla libreria Ubik di Parma, è un racconto vero,
documentato e ragionato di una storia familiare che va ad inserirsi
nel grande quadro dei ricordi di un Paese che negli anni della guerra
ha vissuto momenti in cui la ferinità e la paura del prossimo hanno,
spesso, avuto la meglio. C'è un anello che viene tramandato di
generazione in generazione, ci sono luoghi attraverso cui una
famiglia è cresciuta e si è affermata nell'Emilia rosso sangue. E
chi l'avrebbe mai detto che da un nonno fascista sarebbe poi arrivato
un nipote che ha suonato in una delle più importanti band italiane
chiamata CCCP? Quello di Zamboni è un delicato racconto di un
periodo in cui era difficile capire il distinguo tra buoni e cattivi,
in cui non c'era un protagonista preciso e in cui i comprimari hanno
finito per essere tragicamente primedonne e spettatori di un unico e
grande mattatoio.
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