Chi viene a trovarci nella nostra sede di Cambiago ed ama curiosare sui tavoli dedicati ai libri di modernariato, in questo periodo si imbatterà in una corposa serie di titoli (più di 150) di una elegante collana di libri di piccolo formato, rilegati da copertine telate di colori diversi e ornate da gustose decorazioni floreali.
La collezione faceva parte del lascito di una corposa biblioteca che, per titoli e tipologie di volumi, dava un’idea molto concreta e interessante del clima e delle scelte culturali di una colta famiglia borghese degli anni ‘20/’30.
La collana in questione, con la sua varietà di titoli, che vanno dagli scritti minori di tanti autori italiani e stranieri, a libri di spiritualità occidentale, ma soprattutto orientale, a raccolte di poesie, fiabe, canti di nazioni e culture straniere, ci dà un’idea di quella che è stata la storia e la peculiarità, nel panorama culturale italiano della fine ‘800 e della prima metà del ‘900, di una delle più singolari esperienze editoriali dell’Italia del Sud: la Casa Editrice Carabba di Lanciano.
L’avventura di questa casa editrice inizia grazie all’intraprendenza e al coraggio di un giovanissimo (23 anni !) operaio apprendista di una tipografia, Rocco Carabba (1854-1924), che con un torchio ed una stampatrice azionata a mano, acquistati con un prestito di 400 lire, decide di mettersi in proprio nel 1877.
Il primo grande successo per la neonata casa editrice arriva nel 1880, con la pubblicazione della seconda edizione “riveduta con penna e fuoco” di “Primo Vere” di Gabriele D’Annunzio. Il punto di forza del giovane editore si conferma, negli anni, nella scelta, come collaboratori e direttori delle varie collane che via via uscivano dai torchi di Lanciano, di alcuni tra i più rappresentativi esponenti della cultura del tempo: da Salvatore Di Giacomo, curatore della collana “I santi nell’arte e nella vita” a Giovanni Papini, un vero guru per un’intera generazione di giovani intellettuali italiani: a lui viene affidata la più famosa e coraggiosa collana della Casa, la collana “Cultura dell’anima”, che pubblicò, dal 1909 al 1938, 163 titoli di opere “rare, o dimenticate, o nuovissime e discusse”.
La decorazione della copertina fu affidata ad Ardengo Soffici e tra i curatori troviamo, oltre a Papini, studiosi ed intellettuali del calibro di Prezzolini, Amendola, Praz, Sapegno, Gobetti, Flores D’Arcais e molti altri giovani studiosi legati alla contemporanea ricchissima fioritura di periodici culturali fiorentini, quali il “Leonardo”, “Hermes”, “La Voce” e “Lacerba”. I titoli della Collana rispecchiano gli interessi e “l’avidità culturale di una intera generazione, moderna, curiosa, polemica, che credeva nella rinascita spirituale, nelle potenzialità creative dell’uomo e si apriva agli stimoli di tutte le scuole di pensiero, anche a quelle più lontane dalla cultura occidentale” (da F. Samaritani “Rocco Carabba editore”, da La Repubblica Letteraria, 2005).
Dal 1910 Papini diresse anche la collana “Scrittori nostri”, panoramica su opere poco note della letteratura italiana, anche in questo caso affiancato da una serie di curatori d’eccezione, mentre per la collana “Classici antichi e moderni” Rocco Carabba chiese la collaborazione di Giuseppe Antonio Borgese. Anche dal punto di vista della strategia editoriale, l’azienda si mostra all’avanguardia: asse portante della Casa editrice risulta essere il libro scolastico, dalle elementari all’università, e questo finanzia le collane culturali, economicamente in passivo e senza sostegni finanziari,ma che segnavano “una rinascita culturale che partiva dal Meridione e faceva perno… su una classe operaia ed artigianale attiva e ben organizzata, entro un moderno stabilimento” (op. cit.).
Alla morte improvvisa di Rocco (26 gennaio 1924), la direzione della casa editrice fu assunta dal figlio Giuseppe, ma cominciò un lento declino che si concluse, dopo gravi problemi finanziari e le vicissitudini della guerra (incendio e occupazione della fabbrica), con il fallimento nel 1950. Nel 1996 la casa editrice è stata rifondata ed ha ripreso le pubblicazioni nel solco della tradizione tracciata dal fondatore Rocco.
La collezione faceva parte del lascito di una corposa biblioteca che, per titoli e tipologie di volumi, dava un’idea molto concreta e interessante del clima e delle scelte culturali di una colta famiglia borghese degli anni ‘20/’30.
La collana in questione, con la sua varietà di titoli, che vanno dagli scritti minori di tanti autori italiani e stranieri, a libri di spiritualità occidentale, ma soprattutto orientale, a raccolte di poesie, fiabe, canti di nazioni e culture straniere, ci dà un’idea di quella che è stata la storia e la peculiarità, nel panorama culturale italiano della fine ‘800 e della prima metà del ‘900, di una delle più singolari esperienze editoriali dell’Italia del Sud: la Casa Editrice Carabba di Lanciano.
L’avventura di questa casa editrice inizia grazie all’intraprendenza e al coraggio di un giovanissimo (23 anni !) operaio apprendista di una tipografia, Rocco Carabba (1854-1924), che con un torchio ed una stampatrice azionata a mano, acquistati con un prestito di 400 lire, decide di mettersi in proprio nel 1877.
Il primo grande successo per la neonata casa editrice arriva nel 1880, con la pubblicazione della seconda edizione “riveduta con penna e fuoco” di “Primo Vere” di Gabriele D’Annunzio. Il punto di forza del giovane editore si conferma, negli anni, nella scelta, come collaboratori e direttori delle varie collane che via via uscivano dai torchi di Lanciano, di alcuni tra i più rappresentativi esponenti della cultura del tempo: da Salvatore Di Giacomo, curatore della collana “I santi nell’arte e nella vita” a Giovanni Papini, un vero guru per un’intera generazione di giovani intellettuali italiani: a lui viene affidata la più famosa e coraggiosa collana della Casa, la collana “Cultura dell’anima”, che pubblicò, dal 1909 al 1938, 163 titoli di opere “rare, o dimenticate, o nuovissime e discusse”.
La decorazione della copertina fu affidata ad Ardengo Soffici e tra i curatori troviamo, oltre a Papini, studiosi ed intellettuali del calibro di Prezzolini, Amendola, Praz, Sapegno, Gobetti, Flores D’Arcais e molti altri giovani studiosi legati alla contemporanea ricchissima fioritura di periodici culturali fiorentini, quali il “Leonardo”, “Hermes”, “La Voce” e “Lacerba”. I titoli della Collana rispecchiano gli interessi e “l’avidità culturale di una intera generazione, moderna, curiosa, polemica, che credeva nella rinascita spirituale, nelle potenzialità creative dell’uomo e si apriva agli stimoli di tutte le scuole di pensiero, anche a quelle più lontane dalla cultura occidentale” (da F. Samaritani “Rocco Carabba editore”, da La Repubblica Letteraria, 2005).
Dal 1910 Papini diresse anche la collana “Scrittori nostri”, panoramica su opere poco note della letteratura italiana, anche in questo caso affiancato da una serie di curatori d’eccezione, mentre per la collana “Classici antichi e moderni” Rocco Carabba chiese la collaborazione di Giuseppe Antonio Borgese. Anche dal punto di vista della strategia editoriale, l’azienda si mostra all’avanguardia: asse portante della Casa editrice risulta essere il libro scolastico, dalle elementari all’università, e questo finanzia le collane culturali, economicamente in passivo e senza sostegni finanziari,ma che segnavano “una rinascita culturale che partiva dal Meridione e faceva perno… su una classe operaia ed artigianale attiva e ben organizzata, entro un moderno stabilimento” (op. cit.).
Alla morte improvvisa di Rocco (26 gennaio 1924), la direzione della casa editrice fu assunta dal figlio Giuseppe, ma cominciò un lento declino che si concluse, dopo gravi problemi finanziari e le vicissitudini della guerra (incendio e occupazione della fabbrica), con il fallimento nel 1950. Nel 1996 la casa editrice è stata rifondata ed ha ripreso le pubblicazioni nel solco della tradizione tracciata dal fondatore Rocco.
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