Di Sabrina Conti
Conoscersi per amarsi, accettarsi per crescere, diventare consapevoli per allargare gli orizzonti, aprirsi al mondo, cercare e credere in nuove opportunità.
Quando mi sono avvicinata al coaching, prima che diventasse la mia professione, ho percepito istintivamente tutto ciò. All’inizio era una cosa intangibile, per niente strutturata, ma l’istinto mi diceva di andare avanti.
Frequentare il Master, apprendendo man mano le competenze chiave del coaching (secondo ICF – International Coach Federation), è stato un percorso arricchente dal punto di vista personale e professionale.
Approcciare se stessi e gli altri con fiducia, ascolto attento, comunicando in maniera diretta, rispettosa, domandando per capire, e aiutare, piuttosto che dare per scontato, per acquisito, credendo profondamente nelle infinite potenzialità di ognuno e con la consapevolezza che tutto può succedere, se presenti la volontà e impegno… È un’avventura. Che si rinnova di giorno in giorno, ogni volta che durante una sessione davanti a me, o all’altro capo del telefono, c’è una persona, pronta ad aprirsi, a scommettere su di sé per andare oltre.
Cosa c’è oltre?
Oltre i limiti che ci poniamo, le barriere che innalziamo, le divisioni che imponiamo o subiamo, c’è quello che siamo. Oltre i discorsi che facciamo, le convinzioni, i pensieri, le azioni che portiamo avanti, c’è lo scrigno magico delle nostre immense ricchezze. Oltre le abitudini ripetute, la mancanza di fiducia, la scarsa autostima, la poca serenità a procedere, ci sono le nostre capacità, risorse, competenze, le conoscenze del passato e l’apertura al futuro.
Ci sono i nostri talenti. I percorsi che ci hanno portato fin qui. Ma anche la voglia di arrivare “laggiù”. Lo stato presente e quello desiderato. Il ponte sul futuro. La quercia dentro la ghianda. La speranza di un risultato da raggiungere. L’emozione di credere in sé stessi, nelle proprie forze. C’è l’aprirsi a nuove strade asfaltate o sterrate, a nuove opzioni, nuove realtà. Il cambiare prospettiva. L’abbandono di percorsi già battuti, abitudini obsolete, convinzioni limitanti. Il lasciarsi andare al moto dell’anima.
C’è la consapevolezza di quello che si è, per ricominciare a camminare da soli, con ritrovata fiducia, autostima, rinnovato vigore ed energia, sentendosi artefici del proprio destino.
Ingranata la marcia, spinto il pedale, l’accelerazione da 0 a 100 in una manciata di secondi… scuote, inebria, ci attacca al sedile, mentre iniziamo a percepire la tensione positiva che sale, proviamo il controllo della mente, delle emozioni, la forza del credere.
Coscienti di stare finalmente facendo qualcosa per sé, forse anche per la prima volta. Avendolo consentito e accettato, voluto e cercato. Tutto ciò fa sentire parte di un qualcosa di grande, si ritrovano le motivazioni e le spinte essenziali.
Un nuovo grande e viaggio è cominciato, quello verso sé stessi, e gli altri, che poi siamo noi.
giovedì, luglio 15, 2010
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