È un arbusto rampicante perenne che può raggiungere i 3-4 m di altezza. Presenta fusti sottili, che portano le grandi foglie composte, verde scuro, trifogliate e a lamina ellittica lunga 1 cm. I fiori a seconda della specie, sono bianchi, gialli o rosati, sempre numerosi e molto profumati, composti da 5 petali. Il più diffuso in Occidente è il Jasminum officinale, con le foglie lanceolate caduche e accuminate sulla punta ed fiori bianchi a cinque petali dal soave profumo.
Secondo la specie può avere fioritura invernale, primaverile o estiva. Il J.officinale fiorisce in primavera, all'ascella fogliare sbocciano infatti insiemi di fiori a stella, di colore bianco o bianco-rosato, intensamente profumati.
E' una pianta originaria del Medio ed Estremo oriente nonché dell'America Meridionale e si adatta al clima temperato.
I Jasminum vengono utilizzati come piante ornamentali, in piena terra, nei giardini, come arbusti isolati, o per rivestire muri, pergolati. Nelle regioni a clima invernale rigido le specie meno rustiche vengono coltivate in vaso con appositi sostegni circolari assumendo forma di piccolo cespuglio di circa 1 m, per decorare terrazzi o appartamenti.
Da posizionare in zona luminosa e soleggiata, al riparo dal vento; per la coltivazione in vaso vicino ad una finestra luminosa.
I gelsomini possono sopportare brevi periodi di freddo intenso, ma nelle regioni con inverni freddi è consigliabile coltivare queste piante in luogo riparato, evitando temperature inferiori ai -5°C. In autunno riparare il piede della pianta con foglie secche, per evitare che la terra geli in profondità vicino alle radici.
Mantenere la terra abbastanza umida in estate evitando i ristagni d'acqua e anche la siccità. Negli altri periodi devono essere frequenti le irrigazione dal momento del trapianto ad attecchimento avvenuto e poi moderate in seguito. Il gelsomino può sopportare, infatti, anche periodi di aridità abbastanza prolungati; in periodi primaverili particolarmente siccitosi è consigliabile stimolare la fioritura con sporadiche annaffiature.
Il sistema migliore è quello tramite talea.
A seconda della specie il rinvaso è consigliato verso fine febbraio-marzo
Come tutte le specie rampicanti ha bisogno di essere contenuta nelle dimensioni tramite potatura. Si effettua in primavera asportando i germogli che fanno perdere la forma della pianta e quelli più deperiti. Agevolare la crescita con canne o archetti.
Per le piante collocate in posizioni riparate i maggiori rischi derivano soprattutto da afidi e cocciniglie; inoltre, ristagno d’acqua nel periodo della ripresa vegetativa può favorire la comparsa della muffa grigia.
Sono state ritrovate tracce antichissime di gelsomino in Egitto; piccolissimi frammenti sono stati rilevati sulla mummia di un faraone nella necropoli di Deir-el-Bahri. Il Gelsomino, originario del Malabar nelle Indie Orientali, fu importato nell'Europa dai navigatori spagnoli in epoca non ben precisata fra il 1524 ed il 1528. Ma in Italia sembra però che esistesse anche prima di quel tempo, e ne fa prova una figura di tal fiore ben disegnata e colorita che si trova nel Codice lasciatoci dal Rinio "Liber de Simplicibus" scritto nel 1415.
Si impiega come sedativo mettendo sali profumati al gelsomino nell'acqua del bagno. Agisce sull'attività celebrale e psichica, rendendo il carattere più fermo e costruttivo.
Con i fiori di gelsomino è possibile preparare confetture a base di brandy.
Nel medioevo non vi fu chiostro di convento o di monastero che non ospitasse questa bella pianta simbolo e immagine dell'immortalità. In Spagna è l’emblema della sensualità. Ogni specie di Gelsomino, secondo il colore della fioritura, esprime un diverso stato d'animo o desiderio. Il bianco è segno di amabilità mentre il giallo di felicità. Nel caso di timidezza, si può portare in dono alla propria amata un Gelsomino notturno che è l'emblema della timidezza. Quando l'amore sarà conquistato si passa al Gelsomino rosso delle Indie che comunica il desiderio di accarezzarsi. In fine, dopo la prima notte d'amore, si regalerà il Gelsomino giallo, simbolo della felicità.
Il primo ad averne qualche esemplare fu Cosimo I de' Medici, detto il "Gran diavolo": si invaghì tanto di questo fiorellino, che volendo esserne l'unico possessore, proibì severamente ai suoi giardinieri di regalarne anche una sola pianta e di riprodurlo in molti esemplari. L'ordine granducale fu scrupolosamente rispettato per molti anni e chi sa per quanto tempo ancora il Gelsomino sarebbe rimasto proprietà esclusiva dei Medici, se un caso fortuito non ne avesse agevolata la propagazione. Un giovane giardiniere, volendo presentare un ricco e gentil dono alla propria fidanzata nel giorno del suo onomastico, pensò di offrirle un ramoscello di Gelsomino, e così fece. La giovane gradì moltissimo: dolente che un così bello e raro fiore dovesse avvizzire così presto, lo mise in terra per conservarlo fresco più lungamente. Ottenne più di quanto sperasse. Il Gelsomino restò verde per tutto l'anno e nella seguente primavera gettò nuovi germogli e nuovi fiori. Assoggettato a miglior coltura si fece più robusto e diede rigogliosi polloni che costituirono altrettante piante. Divenne il padre, se non di tutti, almeno i buona parte dei Gelsomini che possediamo! Il ricavo della vendita di queste pianticelle fu tanto cospicuo, che i poveri amanti divennero ben presto sposi doviziosi e felici. Da quel tempo le giovinette toscane usarono portare nel dì delle nozze un mazzetto di gelsomini, in memoria di tale avvenimento. In Toscana ancora oggi si dice che " ragazza degna di portare quel mazzolino è ricca abbastanza per fare la fortuna del marito".
Aimè-Martin dice che il Gelsomino sembra essere stato creato appositamente per servire l'emblema dell' amabilità e lo paragona alle persone di carattere perfetto, che sembrano messe nella società per arricchirla moralmente.
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giovedì, ottobre 02, 2008
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