In che senso la metafora del barbiere di Stalin può oggi parlare a noi tutti? È l’interrogativo su cui invita a riflettere Paolo D’Anselmi nel suo libro “Il barbiere di Stalin. Critica del lavoro (ir)responsabile” edito dall’Università Bocconi.
D’Anselmi reinterpreta la Corporate Social Responsibility (Responsabilità Sociale D’Impresa) come la disponibilità a dare conto del proprio lavoro.
Dà conto del proprio lavoro solo chi è esposto alla concorrenza, non chi è protetto da un ordine professionale, da un monopolio, dalla natura del proprio contratto, ...
La responsabilità delle organizzazioni, sembra dire D’Anselmi, è qualcosa di molto vicino alla somma delle responsabilità individuali di ciascuno di noi. Chi non da conto del proprio lavoro è come se evadesse dal lavoro.
Così, alla stessa maniera del barbiere di Stalin che non si sentiva responsabile dei crimini del dittatore mentre gli aggiustava i celebri baffi, anche noi ci dichiariamo sistematicamente innocenti pur essendo immersi nell’irresponsabilità sociale che caratterizza l’Italia: ogni giorno vediamo o subiamo misfatti, disservizi, ingiustizie. Eppure non c'è ne sentiamo responsabili.
L’autore calcola, quindi, che dei 23 milioni di lavoratori italiani, oltre 6 milioni (il 27%) rientrano nelle categorie poco soggette a concorrenza; sono quei lavoratori che - non dovendo dar conto del proprio lavoro – sono (ir)responsabili, come il barbiere di Stalin.
D’Anselmi reinterpreta la Corporate Social Responsibility (Responsabilità Sociale D’Impresa) come la disponibilità a dare conto del proprio lavoro.
Dà conto del proprio lavoro solo chi è esposto alla concorrenza, non chi è protetto da un ordine professionale, da un monopolio, dalla natura del proprio contratto, ...
La responsabilità delle organizzazioni, sembra dire D’Anselmi, è qualcosa di molto vicino alla somma delle responsabilità individuali di ciascuno di noi. Chi non da conto del proprio lavoro è come se evadesse dal lavoro.
Così, alla stessa maniera del barbiere di Stalin che non si sentiva responsabile dei crimini del dittatore mentre gli aggiustava i celebri baffi, anche noi ci dichiariamo sistematicamente innocenti pur essendo immersi nell’irresponsabilità sociale che caratterizza l’Italia: ogni giorno vediamo o subiamo misfatti, disservizi, ingiustizie. Eppure non c'è ne sentiamo responsabili.
L’autore calcola, quindi, che dei 23 milioni di lavoratori italiani, oltre 6 milioni (il 27%) rientrano nelle categorie poco soggette a concorrenza; sono quei lavoratori che - non dovendo dar conto del proprio lavoro – sono (ir)responsabili, come il barbiere di Stalin.
Contatti: e info: http://www.ilbarbieredistalin.it/
Paolo D’Anselmi, Il barbiere di Stalin. Critica del lavoro (ir)responsabile, Università Bocconi Editore, 2008
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