Ed è proprio da una rilettura onesta e disinteressata che si riscopre nell'autore trecentesco quell'umanitas più pura che, estranea a un'ingannevole celebrazione delle virtù dell'uomo, ne offre un'immagine completa e spregiudicata, spostando l'attenzione anche su quei gesti e quei sentimenti che lo rendono tale e tra i quali non può mancare l'atto del mangiare. La "rossiniana maestria" di Boccaccio nel riprodurre quasi come in quadro la vita del suo tempo spinge Andrea Maia a una rivisitazione dell'opera in chiave culinaria, trovando nei numerosi accenni al cibo il pretesto per introdurre originali e saporite ricette del tempo, a volte rivisitate e riaddattate alla fruibilità del lettore contemporaneo.
"Il cibo (..) è presente in quasi tutte le novelle, ora in modo ampio ed esplicito, ora in modo più generico, attraverso allusioni ai banchetti preparati nelle case di artigiani o di umili, nei palazzi dei ricchi borghesi, nella radura di una pineta o nel refettorio di un'abbazia, o ancora nel castello di un principe; non a caso il verbo "mangiare" è una delle parole utilizzate con maggiore frequenza."
A Cuori di cinghiale in tegame, che si sostituiscono al cuore dell'uomo cucinato da Guglielmo per punire l'adulterio della moglie nella IV giornata, si alternano sfiziose ricette come quella del Fagiano allo spiedo, riproposizione attuale di quel falco che Federigo nella V giornata prepara alla donna amata, senza sapere che questa in realtà lo vuole vivo per guarire la malattia del figlio; o come quella della Faraona in tegame, che rimpiazza un'ormai irreperibile gru, cucinata da Currado Gianfigliazzi nella VI giornata. E il nome di Frate Cipolla - "che forse era veduto volentieri per il nome più che per devozione, dato che quel terreno produce cipolle famose per tutta Toscana" - non può essere occasione migliore per l'introduzione di una succulenta Cipollata, ovviamente con le cipolle rosse di Certaldo.
Da queste e dalle altre ricette il lettore è incoraggiato a riprendere in mano e riscoprire l'attualità di un'opera nella quale l'uomo contemporaneo può ancora riconoscersi al di là di ogni divario spazio-temporale, ciò che fa del "Decameron" un autentico classico della letteratura italiana.
La contrada di Bengodi
Cibo e cucina nel Decameron di Giovanni Boccaccio
pagine 80
anno 2007 - prezzo € 10,00
spese di spedizione gratuite sul sito Leggere è un gusto!
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